Considerazioni clinico-farmacologiche sulla entità nosografica “disturbo mentale di tipo schizoaffettivo”
- Marcello Nardini
- Marcello Nardini
- Febbraio 1, 1984
Marcello Nardini
Rassegna di Studi Psichiatrici, Vol. 1 LXXIII, Fasc. 1 , Anno 1984
Riassunto
Vengono analizzati i risultati della letteratura sull’uso del Litio nel trattamento delle Depressioni Endogene e della Schizofrenia, alla luce della loro collocazione nosografica nel DSM-III. L’autore ritiene che se si considera la risposta terapeutica ai sali di Litio ottenuta in soggetti con disturbi di tipo schizofrenico, possa essere individuata una categoria nosografica autonoma rispetto alla Psicosi Maniaco-Depressiva e alla Schizofrenia, identificabile con quella dei Disturbi Schizoaffettivi e con la Psicosi Cicloide.
Nel recente «Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-III)» si legge: Disturbi Affettivi: «la caratteristica principale di questo gruppo di disturbi è una alterazione dell’umore accompagnata da una sindrome maniacale o depressiva, completa o parziale, non dovuta ad altri disturbi fisici o mentali. L’umore consiste in una emozione prolungata che colora l’intera vita psichica; generalmente include sia la depressione che l’euforia. Le sindromi maniacali e depressive consistono ciascuna di sintomi caratteristici che tendono a verificarsi assieme. In altre classificazioni questi disturbi sono raggruppati in diverse categorie che includono Disturbi Affettivi, di Personalità e Nevrotici». Disturbi Schizofrenici: «Le caratteristiche essenziali di questo gruppo di disturbi sono: presenza di manifestazioni psicotiche durante la fase acuta della malattia, presenza di sintomi caratteristici, che riguardano molteplici processi psicologici, deterioramento rispetto ad un precedente livello di funzionamento, insorgenza anteriore ai 45 anni, ed una durata di almeno sei mesi. Le turbe psichiche non sono dovute ad un Disturbo Affettivo e ad un Disturbo Mentale Organico. In una certa fase della malattia, la Schizofrenia comporta sempre delirio, allucinazioni o turbe formali del pensiero». Disturbi Psicotici non classificati altrove: Disturbo schizoaffettivo (295.70): «La categoria è riportata in questo manuale, senza criteri diagnostici, per quelle situazioni in cui non può essere posta con sufficiente attendibilità una diagnosi differenziale fra Disturbo Affettivo e Disturbo Schizofreniforme o Schizofrenia. Prima di usare la categoria di Disturbo Schizoaffettivo dovrebbero essere vagliate tutte le diagnosi riportate sopra, in particolare i Disturbi Affettivi Maggiori con Aspetti Psicotici».
Infatti, nell’ambito degli Episodi Depressivi Maggiori e in quello Maniacale è compresa la categoria con manifestazioni psicotiche associate (deliri e/o allucinazioni) che possono essere o «congrue all’umore » quando «il loro contenuto è….chiaramente in accordo con l’umore predominante » o «incongrue all’umore » quando «il contenuto delle allucinazioni o dei deliri non ha apparente relazione con il disturbo dell’umore».
E a proposito dei Disturbi Schizofrenici viene riferito «Nei disturbi dell’Affettività lo sviluppo di deliri o di allucinazioni segue ad un periodo di turbamento affettivo. Per questa ragione la diagnosi di 《Schizofrenia (meglio Disturbo schizofrenico) non viene posta a meno che una sindrome affettiva, se presente, si sia sviluppata dopo certi sintomi psicotici, oppure sia stata di breve durata in confronto alla durata dei caratteristici sintomi psicotici. La diagnosi differenziale della Schizofrenia dalle forme psicotiche dell’Affettività …, è di particolare importanza, a causa delle differenti implicazioni per il trattamento a lungo termine》.
Da quanto detto emerge chiaramente una realtà diagnostica: la diagnosi di «disturbo schizoaffettivo» si fa unicamente per esclusione e va riservata ai casi che non rispettano i criteri che definiscono «i disturbi affettivi maggiori con manifestazioni psicotiche associate» o «i disturbi schizofrenici con manifestazioni affettive associate».
E quindi una categoria di disturbi mentali definita unicamente in negativo.
Questo rappresenta una novità rispetto alle concezioni psicopatologiche classiche e meno classiche; tale novità non è stata globalmente accettata e viene riproposta alla discussione.
Vorremmo portare un contributo a questa discussione partendo dalla metodologia psicofarmacologica e attraverso quella esprimere un nostro giudizio sulla esistenza o meno di tale quadro psicopatologico.
Quanto è stato detto sulle proprietà psicotrope dei sali di litio e le conclusioni a cui la letteratura è giunta dopo più di 30 anni di studio e sperimentazione si presta al nostro intento; abbiamo pertanto ritenuto opportuno riportare alcune considerazioni, che hanno il solo scopo di servire come base per uno sviluppo futuro di studio e di analisi del fenomeno.
L’uso sistematico dei sali di litio in terapia psichiatrica risale agli anni 60 sotto la spinta dei lavori fondamentali di Cade e Schou che dagli anni 50 cominciarono ad interessarsi del loro uso nella psicosi-bipolare. L’entusiasmo era grande e lo era anche il «terrore» per i suoi effetti collaterali, ritenuti gravi, specialmente a livello renale.
Ma al di là di questo, l’entusiasmo si fondava su due constatazioni: avere una sostanza psicotropa che non «aggredisse» le sinapsi, forzandole o bloccandole (naturalmente è questa una rilettura in chiave neurotrasmettitoriale), ma le modulasse; ed in secondo luogo: svolgesse una azione preventivo-profilattica. In psichiatria era allora un’azione quasi sconosciuta e rappresentava un salto di qualità che superava il sentimento tragico di ineluttabilità in psichiatria clinica; in altre parole lo psichiatra curava la fase acuta e aspettava, sperando.
Negli anni 70 è iniziato il lavoro di trasferimento di questa «speranza farmacoterapica» alle schizofrenie, evidentemente nel tentativo di offrire loro un futuro che non rappresentasse solo quella tragica evoluzione che dentro l’animo psichiatrico era sempre presente, anche se negata, nel ricordo del concetto di «demenza precoce》.
Negli anni 80 la discussione e la ricerca scientifica si polarizza nell’uso del litio nel trattamento dei «disturbi mentali di tipo schizoaffettivo» gruppo di sindromi che non hanno trovato una loro esatta collocazione nosografica oscillanti fra i disturbi psicotici della affettività e i disturbi schizofrenici.
E tutto questo ha il significato intrinseco di una storia. E come storia di evoluzione farmacoterapica, si propongono le nostre osservazioni.
Nella Tabella 1 sono sintetizzate le fondamentali azioni dei sali di litio, dalle quali parte tutta l’ipotesi psicofarmacoterapica: il senso di quanto riportato è che i sali di litio si differenziano da altri psicofarmaci per la loro azione preventiva, nettamente superiore, in presenza di effetti collaterali e/o tossici non superiori.
TABELLA 1
«RATIONALE»DELL’USO TERAPEUTICO DEI SALI DI LITIO
-AZIONE ANTIMANIACALE: non superiore ai neurolettici
-AZIONE PREVENTIVO-PROFILATTICA SULLE RECIDIVE: nettamente superiore e quella di altre sostanze
-SCARSI EFFETTI COLLATERALI: non superiori a quelli di altri psicofarmaci a parità di effetti tossici.
Il che si concretizza nella tipologia di risposta terapeutica fondamentale che è rappresentata dalla capacità a normalizzare le risposte o le produzioni critiche psichiatriche del soggetto e cioè di modificare la storia naturale della malattia.
Il campo di applicazione terapeutica clinica maggiormente accettato con i risultati migliori è rappresentato dai disturbi affettivi (Tabella 2); pur in quest’ambito vi sono forme in cui la risposta è sicura e queste sono rappresentate dai disturbi bipolari, misti, bipolari maniacali, bipolari depressivi; ed altri in cui la risposta è dubbia ma va sempre testata e cioè la depressione maggiore ricorrente e, secondo alcuni, i disturbi cliclotimici. Quanto detto è il «definitivo» in terapia.
TABELLA 2
AZIONE TERAPEUTICA DEL LITIO (1)
DISTURBI AFFETTIVI
-AZIONE TERAPEUTICA SICURA: Disturbo bipolare, misto (296.6x); Disturbo bipolare, maniacale (296.4x), Disturbo bipolare, depressivo (295.5x).
-AZIONE TERAPEUTICA DUBBIA (ma da alcuni sostenuta): Depressione maggiore ricorrente (296.3x); Disturbo ciclotimico (301.13).
Se il litio agisce nei disturbi affettivi sicuramente, non è così sicuro che altrettanto sia nei disturbi schizofrenici.
Le conclusioni della letteratura a tal proposito sono così sintetizzabili: -non esiste un gruppo nosografico omogeneo di disturbi schizofrenici che risponda in maniera selettiva ai sali di litio; – le caratteristiche fondamentali dei soggetti schizofrenici responsivi al litio sono rappresentate da: insorgenza acuta delle crisi (la risposta non è condizionata dalla presenza o assenza di allucinazioni e deliri); prevalenza sintomatologica di eccitamento; – durata degli episodi inferiore a 6 mesi; caratteristiche che si concretizzano in una tipologia di andamento clinico-sintomatologico caratterizzato da: fasicità e ciclicità, prevalenza di episodi eccitati e recupero inter-critico completo o quasi. Come si vede, è una tipologia sindromica molto simile a quella della depressione bipolare. Ed anche nel campo delle schizofrenie, la risposta terapeutica nella fase acuta è in gran parte predittiva della risposta al trattamento cronico.
Questo potrebbe far individuare due sottogruppi nosografici, quelli responsivi da quelli non responsivi al litio già nella fase acuta, sottogruppi che potrebbero avere una psicopatologia completamente diversa: più vicini ai disturbi affettivi quelli responsivi, più lontani, e quindi vicini alle schizofrenie, quelli non responsivi.
Questo concetto viene esplicato da quanto contenuto nella successiva Tabella (Tab. 3),in cui si individuano tre livelli di risposta: 1) azione terapeutica sicura e prevedibile riservato alla classe nosografica del «disturbo schizoaffettivo»; 2) azione terapeutica possibile e proponibile solo se esistono le caratteristiche cliniche precedentemente indicate e la loro possibile evoluzione verso il gruppo schizoaffettivo; 3) azione terapeutica non prevedi-bile e non proponibile riservata ai veri disturbi schizofrenici.
TABELLA 2
AZIONE TERAPEUTICA DEL LITIO (1)
DISTURBI AFFETTIVI
-AZIONE TERAPEUTICA SICURA: Disturbo bipolare, misto (296.6x); Disturbo bipolare, maniacale (296.4x), Disturbo bipolare, depressivo (295.5x).
-AZIONE TERAPEUTICA DUBBIA (ma da alcuni sostenuta): Depressione maggiore ricorrente (296.3x); Disturbo ciclotimico (301.13).
Conclusioni
L’analisi della letteratura disponibile ci fa concludere che nell’ambito dei Disturbi Mentali di tipo schizofrenico esiste un raggruppamento nosografico in cui si esercita in maniera clinicamente significativa l’azione terapeutica dei sali di litio, in modo analogo a quanto avviene in corso di Disturbo Psicotico della Affettività. Tale gruppo nosografico è individuabile nei Disturbi Mentali di tipo schizoaffettivo. L’ipotesi è quindi quella che tale gruppo nosografico vada, partendo da questa ottica psicofarmacoterapica, nettamente distinto dai Disturbi di tipo Schizofrenico e Schizofreniforme e che, contemporaneamente abbia un nesso, senza peraltro confondersi, con i Disturbi Affettivi di tipo Psicotico. Il legame sarebbe rappresentato dalla modalità di risposta, in parte comune, ai sali di litio, non legata ad una essenziale unicità psicopatologica, ma ad un comune andamento clinico, quello che noi abbiamo definito come storia naturale. Su queste basi, noi riteniamo che si possa ipotizzare la esistenza di una realtà nosografica ben definita ed autonoma da collocarsi fra i Disturbi Mentali di tipo Affettivo e quelli di tipo Schizofrenico, molto più vicina ai primi che ai secondi. E solo una ipotesi di lavoro che riveste un notevole interesse in campo di psichiatria clinica.
Bibliografia
- AA.vari
- Bleuler E.- Trattato di Psichiatria-Biblioteca di Psichiatria e di Psicologia Clinica. Feltrinelli, Milano,1967.
- Leonhard K.- Le psicosi endogene- Biblioteca di Psichiatria e di Psicologia Clinica. Feltrinelli, Milano,1968.
- Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali- DSM III. Masson Editore, Milano,198.
- Perris C.- A study of cycloid psychosis. Acta Psychiatr. Scand. 50 (suppl.253),1974.
- Per ulteriori voci bibliografiche vedi: Borghesi R., Marzi A., Nardini M.: Lo stato attuale nello uso dei sali di litio in psichiatria, questo volume.