D.O.C. – Per approfondire l’argomento
La teoria evolutiva studia le cause a livelli ultimi e prossimi. La causa ultima si riferisce alla supposta funzione di un adattamento o di un organo del comportamento ancestrale mentre la causa prossima si riferisce a tutti i possibili fattori fisici che producono direttamente il tratto specifico (ad es., biochimico, genetico, etc). Questa ipotesi tenta di dare un contributo alla individuazione delle cause ultime del disturbo ossessivo-compulsivo (DOC). Essa si basa sulla visione Darwiniana secondo la quale i sistemi biologici, incluse le funzioni psicologiche, si sono evolute attraverso una selezione naturale a causa del loro contributo all’intero benessere. La seguente ipotesi tenta di dare un resoconto al normale funzionamento (adattativo) del sistema neurologico responsabile dei fenomeni ossessivi, un’area che riceve una grande attenzione della letteratura psichiatrica e psicologica. Le teorie Darwiniane hanno suggerito che alcuni sintomi e alcune sindromi psichiatriche idiomatiche possono rappresentare strategie di adattamento errate o versioni accentuate di strategie originali che possono essere state causate da un numero di fattori prossimali (vedi Abed, 1998; Buss, 1999; Maguire & Troisi, 1998; Marks, 1987; Marks & Nesse, 1994; Nesse & Williams, 1995; Stevens & Price, 1996). Secondo queste ipotesi il DOC è una versione accentuata di strategie adattative che aumentano il fitness riproduttivo degli uomini che posseggono questo tratto proveniente da un comportamento ancestrale. Il fatto che l’esperienza di un pensiero intrusivo non desiderato e rituali compulsivi sia un fenomeno universale trans-culturale rafforza questa osservazione (Osborn, 1998; Rapoport & Fiske, 1998). Inoltre, la relativa alta percentuale lifetime di DOC in circa il 2,5% e la prevalenza ad un anno di 1,6% (Karno & Golding, 1991) può contraddire l’etiopatogenesi da mutazione genetica potendo, invece, essere sostenuta dalla possibile apparizione di una grave forma di un potenziale tratto adattativo (Wilson, 1998).
I sistemi neurobiologici si sono evoluti per generare strategie psicologiche e comportamentali adattative e non per produrre stati psicopatologici (Gilbert, 1993). Ne consegue che le disfunzioni non possono essere chiaramente concettualizzate fino a quando non è stata correttamente identificata la funzione corretta di quel sistema biologico (vedi Bolton & Hill, 1996; Buss,1999).
Numerose sono le evidenze di variazioni patologiche nel sistema nervoso associate ad alterazioni del funzionamento comportamentale come la disfagia, l’aprassia e la sindrome del lobo frontale per citarne alcune.
La principale opinione scientifica attuale afferma una configurazione modulare per l’associazione mante/cervello umano (Chomsky, 1980; Fodor, 1983; Pinker, 1995; Sperber,1996; Cosmides & Tooby, 1992). La modularità suggerisce che la mente umana è composta da un numero di sistemi dominio-specifici, altamente interconnessi, che si sono evoluti per effettuare compiti circoscritti specifici. Tali compiti potrebbero essere stati selezionati per contribuire in maniera determinante al fitness inclusivo dell’uomo.