Emil Cioran. La filosofia come de-fascinazione e la scrittura come terapia

Autore: Vincenzo Fiore

Pubblicato da: Nulla die Edizioni

Anno: 2018

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«Sovversivo è solo quello spirito che mette in dubbio l’obbligo di esistere; tutti gli altri, anarchico in testa, scendono a patti con l’autorità costituita» (Il funesto demiurgo).

Nato nel 1911 in un villaggio sperduto fra i Carpazi, Emil Cioran già dal suo esordio letterario con Al culmine della disperazione dichiara di aver chiuso i conti con la «filosofia ufficiale». Il pensatore romeno non elaborerà mai una nuova dottrina o una visione del mondo, e rivendicherà per tutta la vita la sua «inutilizzabilità». Una strage delle illusioni e uno smascheramento senza pari nella storia delle idee, volti all’eliminazione del profeta che si nasconde in ogni uomo. Pertanto, la filosofia di Cioran non sarà altro che un esercizio di de-fascinazione e la scrittura si rivelerà una terapia volta a sopportare l’esistenza, nel vano tentativo di riscattare la dolcezza anteriore alla nascita. Il testo ripercorre e analizza lo stretto rapporto fra biografia e pensiero in Cioran, soffermandosi sui temi teoretici del me phynai, di Dio e del suicidio. In appendice: una lettera inedita del filosofo, un articolo della giornalista Carol Prunhuber, e alcuni ritratti fotografici di Vasco Szinetar. 


Vincenzo Fiore (Solofra, 1993) si è laureato e specializzato in Filosofia presso l’Università degli studi di Salerno, è membro del Progetto di ricerca internazionale dedicato a Emil Cioran. Si è occupato delle interpretazioni totalitarie di Platone pubblicando il saggio Platone totalitario (Historica, 2017). Scrive per le pagine culturali de Il Quotidiano del Sud e de Il Corriere dell’Irpinia e collabora con diverse riviste. Con Nulla Die ha già pubblicato il romanzo Nessun titolo (2016) ed è in corso di ripubblicazione il suo esordio letterario Io non mi vendo.


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