Etnie in cammino
Ferdinando de Marco
La riabilitazione Psicosociale tra la nuova e la vecchia Social Mobility – Carmanica Editore
Etnie in cammino. E’ il titolo del libro che andiamo a recensire e che reca come sottotitolo “La Riabilitazione Psicosociale tra nuova e vecchia Social Mobility” (Ed. Caramanica, € 10,00). E’ stato curato da Ferdinando De Marco, psichiatra, già presidente della Soc. Italiana di Riabilitazione Psicosociale. Il volume riporta, accanto ad altri contributi importanti, molti degli interventi effettuati in occasione dell’omonimo convegno svoltosi a Formia (Latina) nel giugno 2000. Le trasformazioni indotte dalle recenti ondate migratorie appaiono estremamente delicate e complesse. Ne risulta che solo sulla base di un’adeguata attenzione progettuale, interventi multidisciplinari declinati in tempi sufficientemente lunghi, possono essere rivolti ad attenuare il disagio, la fatica di questi cambiamenti. “Il cambiamento è catastrofico” ha scritto lo psicoanalista Bion. Chi cambia, è costretto a cambiare non è soltanto il migrante, ma anche chi accoglie, assiste (“subisce”) l’immigrazione.
La migrazione richiama vissuti quali strappo, separazione, fino al tradimento di chi resta (De Marco): la ferita psicologica è profonda e può aprire la porta a vari scenari psicopatologici. Mellina riporta che quella dell’emigrazione è una “scelta senza potere, una scelta non scelta” ed Ujcich sottolinea che è tuttora basilare il binomio tra emigrazione e sfruttamento (dalla tratta dei clandestini, al caporalato, al lavoro nero, alla qualità della vita, ecc.). D’altro canto, bombardata dalle bordate dei politici e dai mass media, l’etnia italiota appare inebetita di fronte al “nuovo che avanza”: l’ineluttabilità della morte nel canale di Sicilia, lo sfruttamento, l’inasprimento della legge Fini-Bossi, ecc. Ci paiono interessanti poi sia gli interventi del tipo ricerca-azione (pedagogia interculturale, laboratori di animazione, progetti finalizzati) che le osservazioni provenienti da persone impegnate sul campo. Nel capitolo “Integrazione e pregiudizio”, Stefano Musso riporta la propria esperienza di lavoro nelle scuole superiori in provincia di Torino. Nota che gli strati sociali meno abbienti (e gli studenti provenienti da quelli) esprimono maggiori timori nei confronti degli immigrati e sono meno propensi all’integrazione ed alla solidarietà. Li avvertono evidentemente come minacciosi in merito alla ricerca del posto di lavoro ed alla fruizione dei servizi (in parte già tagliati, grazie!).
Possiamo aggiungere che in un tale stato di cose la sensibilità nei confronti delle sirene “cannoniere” o “castiga-delinquenti-stranieri” si accresce in maniera esponenziale.
Figuratevi cosa può valere parlare a quegli studenti di valori, di diritti, di fratellanza universale! Musso propone un approccio molto concreto, che bada alle cose ed ai problemi reali. Quali sono le reali modificazioni nel mercato del lavoro a seguito della presenza degli immigrati? Quali sono i posti che essi vanno ad occupare? Poiché sappiamo tutti come stanno le cose, solo coloro che pensano di entrare nel mondo del lavoro dalle posizioni di base (lavoro generico) possono temere una concorrenza maggiore. Ed a questo punto si può parlare non solo della presenza ma anche della necessità vitale in una società avanzata degli immigrati.