Evoluzione allo specchio
(da John Skoyles; Dorion Sagan, Il Drago nello Specchio; Sironi Editore, 2004)
Prima si formarono le galassie. Poi, lentamente, la vita fece la sua comparsa. Le cellule si aggregarono negli oceani, il calcio si fissò nell’ossatura dei pesci, che presero a muoversi ondeggiando a colpi di pinna. Le pinne andarono a formare gli arti rigidi degli anfibi. Gli anfibi si evolsero in rettili, che a loro volta si evolsero in animali più intelligenti, i mammiferi, che si nascondevano al riparo dell’oscurità. E i mammiferi continuarono ad adattarsi, dando origine a specie libere di moltiplicarsi in un mondo ormai libero dai dinosauri.
Da una linea evolutiva relativamente breve emersero mammiferi dai grandi occhi che abitavano le foreste, si arrampicavano lungo le cortecce degli alberi e si evolsero nei primati. Alcuni di questi mammiferi divennero scimmie dotate di coda e alcune tra loro la persero divenendo scimmie antropomorfe. Le scimmie antropomorfe si trovavano a loro agio nella foresta dove potevano placidamente dondolarsi sugli alberi, ma poi alcune di loro cominciarono a stare su due piedi, per avere le mani libere di stendersi verso l’alto e di allungare il corpo, sfruttando anche rami rotti o rocce. In questo modo potevano difendersi da specie di animali più grandi e forse dai propri simili. In seguito queste scimmie cominciarono a parlare e a uccidere, a raccogliere bacche, a fare l’amore e a nutrirsi di carne. Eppure un alieno intelligente di passaggio dal nostro angolo di galassia difficilmente si sarebbe accorto della loro presenza, perché ancora non si erano distribuite su tutto il pianeta. E’ a questo punto della storia dell’evoluzione della vita che siamo arrivati noi.