Fumo, alcool e cervello
Il consumo di sostanze alcoliche e del fumo di sigarette è sempre più diffuso. Nonostante divieti e suggerimenti, evidenze scientifiche e cliniche non accenna a diminuire il consumo di queste sostanze da svago.
Nonostante le fallimentari campagne di informazioni sui danni da queste sostanze, la comunità scientifica continua a produrre ricerche che ne confermano i rischi e i danni che incorrono i consumatori abituali.
Un recente studio del Dipartimento di Psichiatria della Università di Amsterdam condotta dal gruppo di Emma Logtenberg ha messo in evidenza la stretta relazione causale tra l’uso di sostanze, quali alcol e tabacco, e alterazioni morfologiche e volumetriche delle regioni cerebrali subcorticali. La ricerca è pubblicata nel numero di luglio 2022 della rivista scientifica The British Journal of Psychiatry.
I risultati ottenuti indicano che l’abitudine ad assumere sostanze alcoliche riduce il volume dell’amigdala e dell’ippocampo. Il fumo di sigarette riduce, invece, il volume dell’ippocampo.
Questi dati sono in linea con precedenti studi che hanno evidenziato una significativa riduzione volumetrica delle regioni sottocorticali negli individui dipendenti da alcol e fumo di sigarette.
Gli autori concludono con fermezza che esiste una netta relazione tra causa ed effetto.
Il consumo cronico di alcol può indurre la necrosi e la morte cellulare. Tale azione è probabilmente dovuta alla attivazione del fattore alpha di necrosi tumorale, una citochina coinvolta nei processi di neuroinfiammazione, che causa la morte neuronale (Foiselle et al. 2022; Pessina et al., 1993).
Recenti studi hanno anche individuato che il fumo di sigarette sia associato a un rischio più elevato del Morbo di Alzheimer. Probabilmente anche in questo causo entrano in gioco meccanismi di stress ossidativo, neuroinfiammazione delle cellule neuronali cerebrali (Liu et al., 2022).
Gli autori anche hanno osservato che nei consumatori di drink di fine settimana si verificava una riduzione dei volumi dell’amigdala, del pallidum e del talamo. Tale riduzione era direttamente proporzionale al numero di drink consumati.
Gli autori hanno trovato anche forti evidenze tra la relazione fumo di sigarette e riduzione del volume di alcune aree cerebrali. Fumare più sigarette riduce il volume dell’ippocampo. In laboratorio è stato dimostrato che l’esposizione alla nicotina può indurre una aptosi delle cellule dell’ippocampo.
Le conseguenze possono essere di vasta portata in quanto la perdita del volume potrebbe portare a deficit cognitivi e una maggiore esposizione allo sviluppo di patologie psichiatriche. Una riduzione del volume dell’amigdala e dell’ippocampo, infatti, è stata riscontrata in diverse patologie psichiatriche.
È plausibile, concludono gli autori, che le alterazioni delle strutture cerebrali legati al fumo di sigarette si manifestino nelle aeree di risposta alla paura (ad esempio, l’amidgala). Queste alterazioni possono essere responsabili dello sviluppo di disturbi d’ansia.
È stato anche osservato che una riduzione del volume dell’amigdala può causare la difficoltà a smettere di fumare. Si crea così un vero e proprio circolo vizioso. L’amigdala è, inoltre, fortemente connessa ad altre regioni cerebrali coinvolti nei circuiti della ricompensa. Una maggiore dipendenza da nicotina con difficoltà a smettere è associata a una minore connettività dell’amigdala all’ippocampo e a una maggiore connettività del tronco cerebrale (Bari et al., 2020).
Conclusioni
La ricerca scientifica continua il suo cammino verso la ricerca di cause e soluzioni per la lotta contro l’abuso di sostanze. Non può avere un ruolo sociale o politico, ma soltanto dare informazioni e suggerimenti per ulteriori ricerche. Il compito delle istituzioni, delle associazioni e delle società è quello di appropriarsi dei risultati di questi studi. Il loro utilizzo è la base su cui avviare la discussione e implementare le politiche sociali per prevenire e curare le dipendenze. È un compito arduo, forse possibile. Al di là dei metodi utilizzati, con l’aiuto o meno di club (CAT, AA, etc. ) “se anche una sola persona ne uscirà fuori abbiamo raggiunto il nostro obiettivo” (Franco De Gianni)
Suggerimenti bibliografici
Bari AA, Sparks H, Levinson S, Wilson B, London ED, Langevin JP, Pouratian N. Amygdala Structural Connectivity Is Associated With Impulsive Choice and Difficulty Quitting Smoking. Front Behav Neurosci. 2020 Jul 3;14:117.
Foiselle et al… FACE-SZ Groups. Immuno-metabolic profile of patients with psychotic disorders and metabolic syndrome. Results from the FACE-SZ cohort. Brain Behav Immun Health. 2022 Mar 29;22:100436.
Logtenberg E, Overbeek MF, Pasman JA, Abdellaoui A, Luijten M, van Holst RJ, Vink JM, Denys D, Medland SE, Verweij KJH, Treur JL. Investigating the causal nature of the relationship of subcortical brain volume with smoking and alcohol use. Br J Psychiatry. 2022 Jul;221(1):377-385.
Liu Y et al. Association of Cigarette Smoking With Cerebrospinal Fluid Biomarkers of Neurodegeneration, Neuroinflammation, and Oxidation. JAMA Netw Open. 2020 Oct 1;3(10):e2018777.
Pessina GP, Paulesu L, Corradeschi F, Luzzi E, Tanzini M, Aldinucci C, Di Stefano A, Bocci V. Chronic cigarette smoking enhances spontaneous release of tumour necrosis factor-alpha from alveolar macrophages of rats. Mediators Inflamm. 1993;2(6):423-8.