Il dubbio della certezza

 

 

Riflessioni e pensieri da “La caduta nel tempo” di E.M. Cioran. Biblioteca Adelphi 303, 1995


 

 

Nessuno è disposto ad accettare da solo la disciplina che pure ha accettato… Se ci si dedica all’opera di conversione non è per liberare, ma per incatenare.

Non appena qualcuno si lascia irretire da una certezza, invidia le vostre opinioni fluttuanti, la vostra resistenza ai dogmi o agli slogan, la vostra beata capacità di infeudarvi ad essi.

Farà di tutto… per costringervi a una servitù analoga e, possibilmente, identica alla sua“.


Residui di umanità

…é possibile trovare ancora residui di umanità in quelle persone, definite da Cioran “retrogradi”, che “lasciate dietro dalla storia“, coltivano le loro virtù lontane dalle mode, e che “si fanno un dovere di essere antiquati“. Ma i “progrediti” non lo consentono, impediscono loro di fermarsi e di godere delle loro virtù antenate e confortanti. Non glielo consentono in quanto sottraggono loro i “mezzi per mantenersi”. I “progrediti” sono abili e affabulanti e spingono i “retrogradi” a mettersi al passo e incapaci di opporsi ne accelerano e ne ingigantiscono l’orrore. Coloro che si sottraggono sono tacciati di oscurantismo e di stravaganza e saranno spinti sulla retta via.

In un impeto apparentemente nichilistico Cioran afferma: “avremmo dovuto, pidocchiosi e sereni, limitarci alla compagnia delle bestie, marcire accanto a loro ancora per millenni, respirare l’odore delle stalle piuttosto che quello dei laboratori, morire delle nostre malattie e non dei nostri rimedi, girare attorno al nostro vuoto e sprofondarvi dentro dolcemente” (p. 34).

Temple of Queen Hatshepsut,
View of the temple in the rock in Egypt

L’uomo offuscato dalla ricerca della saggezza è caduto nella trappola della droga della civiltà, che lo ha completamente intossicato, che si fonda “sulla nostra propensione all’irreale e all’inutile“. Non meno significativo, afferma l’autore è la ricerca del rimedio, della cura che ha fatto più danni della stessa malattia. A tal proposito si riporta l’affermazione di Cioran sulla psicoanalisi definita come “sadica, dedita ad acuire i nostri mali più che a lenirli, e singolarmente esperta nell’arte di sostituire, ai nostri malesseri ingenui, malesseri lambicati” (p.35). Cioran trova la soluzione all’invadente forza distruttiva della civiltà, sostenuta dai “progrediti”: “Se acconsentissimo a ridurre i nostri bisogni, a soddisfare solo quelli necessari, essa crollerebbe all’istante”. I progrediti per mantenerla devono creare sempre più nuovi bisogni, a moltiplicarli”. “Se fossimo in grado di sottrarci ai desideri, ci sottrarremmo nel contempo al destino e accederemmo alla libertà!”.


Estremamente attuali sono le riflessioni che il filosofo esprime sulla condizione del progredita.

Il civilizzato non ha un momento per sé. I suoi svaghi sono febbrili e opprimenti: un forzato in ferie, che soccombe all’uggia dell’inattività e all’incubo delle spiagge. Quando si sono frequentati luoghi dove l’ozio era di rigore, dove tutti vi eccellevano, ci si adatta male a un mondo dove nessuno lo conosce e lo sa godere, dove nessuno respira” (p.39)

 

“La conoscenza si fonda sullo studio e sull’ascolto”
Luciano Violante
Scrittore

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