Il Sabba

Il Sabba delle streghe – Goya. Museo del Prado di Madrid

La storia racconta che le streghe preparavano il volo recandosi al sabba. Secondo la tradizione, il sabba o tregenda era un riunione di streghe e Satana che si svolgeva in certi giorni stabiliti (la Candelora, il 1° maggio, il 1° Agosto, Ognissanti e a volte il giovedì notte ma anche nelle notti del venerdì e del sabato) e in luoghi ben determinati, quali il Brocken in Germania e il Noce di Benevento, luoghi ove venivano celebrati antichi riti pagani. Il Sabba iniziava a notte tarda; le streghe si abbandonavano a danze sfrenate, orge a sfondo sessuale condotte fino all’alba quando terminava con maledizioni e un atto osceno di adorazione a satana. Probabilmente il sabba fu ideato dal Tribunale dell’Inquisizione per giustificare e tradurre in realtà le motivazioni delle proprie sentenze. Il termine Sabba sembra derivare sia dal sabbath, giorno festivo ebraico da cui è disceso il nostro “sabato”, sia dal giorno delle feste pagane in onore al dio bacco che vennero fortemente combattute dalla Chiesa cristiana. Sempre secondo la tradizione, le streghe si davano convegno sotto il noce di Benevento la notte del sabato. Sotto i rami di tale immenso albero – che aveva la caratteristica di essere sempre verde, in ogni stagione – celebravano i loro riti orgiastici congiungendosi con spiriti e demoni che prendevano spesso la forma di galli o di caproni.

Le streghe, tuttavia, dovevano tornare alle proprie abitazioni prima del sorgere del sole e prima del suono della campana che annunciava l’inizio di un nuovo giorno. Prima del volo, le streghe erano solite ungere con del grasso o con unguenti magici il proprio corpo oppure bastoni, manici di scope, conocchie, ceppi che consentivano loro di librarsi in aria e di trasformarsi, all’occasione, in creature mostruose o animali. Tra le diverse credenze diffuse in Italia, la Janara, nella credenza popolare napoletana, soprattutto in quella contadina, rappresenta una delle tante specie di streghe che popolavano i racconti popolari. Contrariamente a tutte le altre streghe, la Janara era solitaria ed era una figura dalle qualità doppie: positive (la facoltà di guarire dalle malattie) e negative (la capacità, attraverso erbe “incantate”, di plagiare la mente umana o la facoltà di scatenare catastrofi e terribili vendette). Il termine janara deriva dalla parola janua che significa porta. La porta, infatti, era il luogo di apparizione delle janare.

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