Il tifo calcistico. Fenomeno collettivo? Fenomeno psicopatologico?

(di Gianfranco Del Buono)

“La psicopatologia non deve necessariamente essere occupata dai territori diagnosticati in senso sintomatico sindromico, ma è anche definita dalla normalità intesa sia come regolarità statistica sia come modello culturale.”

Breve storia del tifo organizzato

Le Origini

Helenio Herrera, allenatore della grande Inter degli anni ‘60, diede impulso alla creazione di un coordinamento che fungesse da riferimento per la tifoseria interista. Disse al Presidente Moratti: “Presidente, non comprendo perché non abbiamo tifosi quando giochiamo in trasferta”. Negli anni ’60 nascono le prime strutture associative di tifosi dette “centri di coordinamento”. Mentre i “Fedelissimi” raccolgono i gruppi dei tifosi più accesi e più organizzati,le società calcistiche stimolano l’afflusso giovanile tramite speciali campagne di abbonamenti a prezzo ridotto. I settori popolari (le curve) vengono destinate ai gruppi organizzati di tifosi. Sono molti i giovani che entrano a far parte di queste organizzazioni. Alcune caratteristiche di questi primi gruppi sono il senso di identificazione con il proprio “territorio”, ovvero quel settore di curva delimitato da uno o più striscioni con il nome e il simbolo del gruppo; il look paramilitare: eskimo, anfibi, tute mimetiche e giacconi militari ricoperti di “toppe” della propria squadra, la sciarpa con i colori sociali della squadra,il tutto sembra ricordare il look delle organizzazioni politiche estremiste. Gli ulteriori sviluppi riguardarono l’uso di trombe e tamburi, che viene ripreso dal tifo brasiliano (le “torcidas“) e la “sciarpata” (le sciarpe vengono alzate e distese dai tifosi, dando l’effetto ottico delle onde del mare) e l’accompagnamento corale delle azioni di gioco – fino ad assumere un carattere ossessivo volto a incoraggiare i propri beniamini e a frastornare e intimidire i giocatori avversari – vengono invece ripresi dalle tifoserie inglesi. Il tifo viene dunque considerato parte della strategia e della tattica adottate per vincere un incontro: diviene il cosiddetto “dodicesimo giocatore”. Negli ultimi decenni le attività del gruppo vengono finanziate quasi sempre da collette o autotassazioni. Ogni membro ha dei compiti ben precisi: dall’organizzazione delle trasferte al seguito della squadra all’acquisto di stoffa, pelli per tamburi, aste da bandiera e barattoli di vernice.
Gli “ultras” italiani hanno così raggiunto un livello di organizzazione estremamente sofisticato anche rispetto ai tifosi inglesi che sono coesi al momento dello scontro fisico, ed è presente l’incitamento con gli inni di vittoria o di offesa ai rivali.

Alcune caratteristiche dei gruppi “ultras” comprendono il senso di coesione e di cameratismo, la sfida all’autorità costituita, il senso di conflittualità, forte senso di territorialità

Violenza tra gli ultras: Gli episodi di violenza sono episodi isolati, e restano circoscritti entro un ambito territoriale limitato, ossia lo stadio e le sue più immediate adiacenze, gli spalti (non vi sono soluzioni di continuità fra i settori che contengono le tifoserie delle due squadre).

Il tifo organizzato!!: Quando noi parliamo di “tifo organizzato”, di “ultras”, ci riferiamo a GRUPPI di persone che si dedicano a una o più attività.

Sono importanti i gruppi?: “Si nasce appartenendo ad un gruppo, si vive cercando di esprimersi o adattarsi in un gruppo.” “La vita è un movimento attraverso il gruppo.” Ondarza Linares 2002

La società ha influenza sul pensiero: “Il pensiero dipende dal linguaggio, il linguaggio dalla società, cosicché la società produce lo strumento fondamentale del pensiero”. Durkheim [cit. da De Maré, 1973
I gruppi veicolano i dati culturali

Problematiche all’interno dei gruppi: Alcune problematiche che si generano all’interno dei gruppi sotto forma di coppie dialettiche: appartenenza-differenziazione, dipendenza-autonomia, normatività-creatività, istituzione-individuo.

Freud e i gruppi: Freud ha una visione negativa dei gruppi e delle masse in genere: 1) la passività; 2) la suggestionabilità; 3) la perdita delle capacità critiche.
Nella massa i singoli membri subiscono un processo di identificazione quasi automatico e di regressione

Coesione del gruppo, secondo Freud: La coesione del gruppo viene fortificata tramite la ricerca di un nemico esterno, contro il quale canalizzare le tutte le pulsioni ostili e che libera il gruppo da tutte le cariche di aggressività al suo interno.

Fattori di cambiamento nel gruppo

  1. Instillazione di speranza.
  2. Universalità.
  3. Somministrazione di informazione.
  4. Altruismo.
  5. Ricapitolazione correttiva del gruppo familiare primario.
  6. Lo sviluppo di tecniche socializzanti.
  7. Comportamento imitativo.
  8. Apprendimento interpersonale.
    • L’importanza delle relazioni interpersonali.
    • L’esperienza emotiva correttiva.
    • Il gruppo come microcosmo sociale.
  9. Tendenza coesiva del gruppo.
  10. Catarsi.
  11. Fattori esistenziali

Cosa si realizza invece, nei Gruppi di adolescenti?

  • Disidentificazione dai genitori
  • Differenziazione
  • Separazione dai genitori
  • Identificazione con le norme, con i valori, o con “il leader” del gruppo di pari
  • Autonomia

La psicologia dei tifosi. I pensieri del tifoso: Il tifoso tende a pensa-re sempre alle stesse cose: la sua squadra, la prossima partita, la partita appena svolta: polarizzazione dell’ideazione. Ma tale orientamento delle idee non è rifiutato dall’individuo, è considerato normale, non assurdo: è un’ideazione che deve essere definita sintonica, non è distonica, come l’ideazione dell’ossessivo, che fa soffrire il soggetto. NON SONO DELIRI !! Le tematiche del tifoso sono condivise dal suo gruppo, rientrano nella cultura di appartenenza. Non c’è una convinzione errata riguardo alla realtà.

Le emozioni del tifoso: Possiamo tranquillamente affermare che tutte le emozioni possono essere presenti nell’animo del tifoso. Molto spesso dipendono dalla situazione esterna: gioia, ansia, preoccupa-zione, felicità, depressione

I comportamenti del tifoso
Rituali. Comportamenti aggressivi e violenti.

I rituali dei tifosi: I rituali sono comportamenti ripetitivi, con regole precise, con la caratteristica di essere collettivi: sono messi in atto dal gruppo intero. Proprio in questi comportamenti si evidenzia il tentativo di un meccanismo di identificazione: attraverso la ripetitività degli atti il gruppo costruisce la propria identità, si differenzia dagli altri gruppi di “ultras”, di tifosi.

Gli altri ed il pensiero dell’individuo: Ciò che pensiamo, sentiamo e facciamo può dipendere, essere in connessione, o influenzato dai rapporti con altri persone?

Conclusioni sulla folie à deux: È una situazione patologica indotta da una relazione distorta, rigida.
La causa della “folie à deux” non va ricercata nella genetica, non contempla una componente ereditaria, non è conseguenza di uno stress acuto o cronico oppure di un trauma psicologico.

Conclusione

La nostra vita è condizionata dagli eventi circostanti e dalle persone con cui viviamo ed interagiamo.
La nostra psicologia risente di tutto quello che vi è intorno a noi, di quello che pensano le persone con cui abbiamo un quotidiano rapporto.
Di conseguenza, anche alcuni disturbi psichici risentono “dell’imprinting” dell’ambiente e/o delle relazioni con “altri significativi”, che caratterizzano e condizionano la nostra vita.
I disturbi mentali, come tutte le manifestazioni dell’essere umano, risentono dell’influsso dell’ambiente.
Sotto il termine ambiente possiamo includere perlomeno due tipologie di fenomeni: a) la cultura, b) relazioni importanti e/o significative.

Tesi di fondo
I vari contenuti mentali (siano essi pensieri, emozioni, sentimenti, comportamenti, etc.) Possono scivolare, transitare da un individuo ad un altro, all’interno dei vari gruppi e/o dei vari contesti culturali”.

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