Il Volo delle Streghe

Johann Heinrich Fussli, 1796 | The Night-Hag Visiting Lapland Witches

La Mandragora la Belladonna e il Giusquiamo sono erbe largamente diffuse in Europa e utilizzate fin dall’antichità come rimedi medicamentosi contro diversi disturbi. I loro effetti sono dovuti alla presenza di alcune particolari molecole denominate alcaloidi, ed in particolare a due principali alcaloidi: la iosciammina e la ioscina. Una forma di iosciammina è nota coma Atropina ed è usata ancora oggi in soluzioni molto diluite per dilatare la pupilla in esami oftalmici. La ioscina, nota come Scopolamina è un anestetico che può produrre in cosiddetto “sonno crepuscolare” e nella farmacopea attuale è utilizzata in piccole dosi contro il mal d’auto o il mal di mare.

Come descritto nei paragrafi destinati alle azioni farmacologiche della Atropina e della Scopolamina l’assunzione di grandi quantità di questi composti determina la comparsa di confusione mentale, agitazione e allucinazioni e deliri complessi.

Le bacche dell’Atropa Belladonna hanno un aspetto invitante e un sapore gradevole ma la loro ingestione può provocare una riduzione della sensibilità, sete, vomito, delirio, sensazione di euforia e di ebbrezza, seguiti, nei casi più gravi, da convulsioni e morte. Tuttavia la comparsa di alcuni sintomi prodotti da queste sostanze era ricercata e voluta dai terapeuti guaritori delle epoche passate e la loro somministrazione richiedeva conoscenze specifiche di preparazione. Infatti, entrambe queste molecole hanno la caratteristica di non essere solubili in acqua e, quindi, gli estratti di mandragora, di belladonna e di giusquiamo per essere utilizzati dovevano essere sciolti in grassi o in oli e successivamente applicati sulla pelle o sulle mucose. I guaritori, e in particolare le streghe, conoscevano bene queste caratteristiche e, così, scioglievano queste erbe in grossi calderoni in cui venivano immessi grassi animali; in questo modo si ottenevano unguenti e pomate (il famoso “Unguento delle streghe”).


Il Volo delle Streghe

  • Hand Baldung Grien – Streghe, 1508

    Unguento; dal latino unguentum: accanto; da unguen: grasso.

  • Pomata: da latino pòmum: pomo in quanto in origine era un cosmetico nel quale entrava il succo di pòmo e appio (mela e sedano)

Le pomate e gli unguenti sono preparazioni di consistenza molle per la natura dello stesso farmaco e per l’eccipiente che generalmente è grasso (lanolina, vasellina, cera etc.). Le pomate si diversificano dagli unguenti perché sono formate da sostanze grasse ma non resinose, mentre gli unguenti hanno le une e le altre.

da Professione Medico. Basi farmacologiche della medicina, UTET, 1997

Per poter assicurarne un rapido assorbimento, questi unguenti devono essere applicati su superfici cutanee sottili e particolarmente vascolarizzate o ancora meglio sulle mucose. Una formulazione che assicura un rapido assorbimento delle sostanze in esse contenute è rappresentata dai suppositori vaginali e rettali, cioè di prodotti applicati sulle mucose vaginali e rettali che sono facilmente raggiungibili e molto vascolarizzate.

I guaritori antichi e, quindi, le streghe, avevano una preparazione “scientifica” o “pseudoscientica” sufficiente alla conoscenza di queste caratteristiche anatomiche; sono arrivati ai giorni nostri alcuni manoscritti in cui si spiegava che per «volare gli unguenti erano spalmati su tutto il corpo e sfregati sotto le ascelle, o in “altri luoghi pelosi”».

Donna con cavalli

Dai resoconti dei processi alle streghe emergono costantemente descrizioni che le streghe fanno del loro volo. Prima di effettuare il volo applicavano sul manico di una scopa l’unguento preparato e sedendosi sopra di esso a cavalcioni sfregavano il miscuglio, contenente i composti allucinogeni, sulle mucose genitali. Così la atropina e la scopolamina venivano assorbite rapidamente attraverso la ricca vascolarizzazione delle mucose e si potevano diffondere velocemente in tutto il corpo. Dopo lo svolgimento del sabba le streghe dovevano tornare alle proprie abitazioni prima del sorgere del sole e prima del suono della campana che annunciava l’inizio di un nuovo giorno. Prima del volo, le streghe erano solite ungere con del grasso o con unguenti magici il proprio corpo oppure bastoni, manici di scope, conocchie, ceppi che consentivano loro di librarsi in aria e di trasformarsi, all’occasione, in creature mostruose o animali.

Ma volavano davvero?

La ricerca del bollo “diabolico” (spesso solo un neo o una macchia della pelle) a cui seguiva la tortura per la confessione

La risposta a tale domanda è ovviamente negativa e sta proprio nella composizione chimica degli unguenti utilizzati prima del “volo”. Gli alcaloidi presenti in questi composti, l’atropina e la scopolamina, si diffondevano in tutto il corpo, se-condo le modalità descritte in precedenza, determinando in queste donne effetti allucinogeni e deliranti.

Infatti, questi composti inducono una sintomatologia sovrapponibile a quella descritta nelle cronache giudiziarie dei processi alle streghe e cioè la sensazione di volare o di cadere, la sensazione di uscire dal proprio corpo, la euforia fino all’eccitamento maniacale, ad alterazioni della realtà e deliri estremamente realistici e vividi in cui frequenti sono l’esperienza di incontri sessuali e bestiali.

Esperienze allucinatorie in seguito all’assunzione di giusquiamo

Alla fine si cade in un sonno profondo, quasi simile al coma. La probabile assunzione di bevande contente altre sostanze psico-attive come gli infusi di Avorniello o Maggiociondolo ne potenziavano l’azione psicoattiva. La sensazione di avere vissuto una tale esperienza diventava ancora più plausibile se si considera che la superstizione e le credenze magico-religiose pervade-vano completamente il periodo storico analizzato e queste povere donne di fronte ad un tribunale feroce e prepotente cadevano confessando di avere sicuramente volato.

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