Isolamento e inclusione
Nell’editoriale del numero di maggio 2020 di Lancet Psychiatry intitolato “Isolation and inclusion” sono evidenziate le preoccupazioni degli operatori sanitari sull’incremento dei disturbi psichici come conseguenza dell’emergenza da COVID-19.
La comparsa di “sintomi di ansiosi e depressivi è prevedibili durante periodi di stress”. La pandemia da COVID-9 pone nuove e più complesse problematiche “allo staff sanitario, ai careviger, in generale, agli assistenti, ai familiari che hanno contatti con il paziente” così come il lavorare con le mascherine, il limitare il contatto fisico e l’impossibilità di ricevere ed effettuare visite”. Ancora, “il lutto può essere particolarmente doloroso per la mancata possibilità di dare l’ultimo saluto”.

I ragazzi sembrano essere meno colpiti dall’infezione da SARS-CoV-2 ma stanno subendo enormi conseguenze emotive dal mancato svolgimento delle attività scolastiche e dal dover restare chiusi in casa”.
Già forti dell’esperienza dell’epidemia della SARS del 2003 le autorità sanitarie cinesi avevano già lanciato l’allarme sull’elevato rischio di distress mentale per gli operatori sanitari, per le persone anziane e per le donne in gravidanza. Per non parlare delle problematiche delle persone già affette da disturbi mentali.
I servizi di salute mentale indispensabili devono essere protetti e tutelati dalla chiusura e dal reclutamento delle loro figure professionali verso i reparti per il COVID-19. Viene fortemente consigliato l’uso di misure specifiche, così come la chiusura di alcune attività specialistiche ambulatoriali, l’utilizzo di tecnologia per la consultazione a distanza, incoraggiare la prescrizione a lungo-termine (LAI), l’identificazione dei pazienti con comorbidità che sono ad alto rischio in seguito a una eventuale infezione da SARS-CoV-2 e contattarli per far conoscere loro come aderire agli interventi di isolamento sociale. Alcune persone che non avevano mai preso in considerazione la possibilità di aver patologie psichiche, possono avere sintomi in comune con le persone affette da DOC, fobia sociale o agorafobia.
“Come sono cambiate tante cose in questi giorni, i servizi di psicoterapia stanno cambiando il loro modo di gestire gli interventi online, in modo tanto più veloce di quanto si potesse prevedere soltanto alcune settimane fa”. Tali interventi online, mentre possono avere una buona efficacia con i pazienti stabilizzati, suscitano diversi interrogativi con i nuovi pazienti. Sono consigliabili, quindi, nuove ricerche per definire e stabilire la reale efficacia di questi interventi.
In tempo di crisi, la ricerca potrebbe sembrare avere una ridotta priorità, ma così come in tutte le crisi, è essenziale monitorare le innovazioni e raccogliere dati che saranno utili per apprendere cosa ha funzionato e cosa no.
“Tale ricerca deve essere effettuata, per quanto possibile, in accordo con le normative e con gli aspetti etici della buona pratica”. Sarà anche importante raccogliere i dati della ricerca di tutto il mondo per esaminare le conseguenze a lungo termine della pandemia da COVID-19 sulla salute mentale.
Il nostro mondo di isolamento sociale non è stato mai così inclusivo: una volta che l’epidemia sarà passata i benefici potranno durare e gli svantaggi svanire”.