La Psicosomatica

La prima domanda che molti si pongono quando sentono parlare di psicosomatica è “Che cosa è?” E’ mia intenzione affrontare immediatamente questo argomento, nella forma più accurata e chiara possibile, rifacendomi in parte, dopo una attenta lettura, al saggio di Ferdinando Pellegrino intitolato Psicosomatica. Letteralmente psicosomatica è un termine composto da due parole greche psiche e somatikos, che tradotte significano anima e corpo. Da qui possiamo dire che la medicina psicosomatica è un “approccio diverso allo studio delle malattie”. Essa, infatti, studia i fattori psichici e/o emozionali come cause di disturbi, sintomi o malesseri che si manifestano nella realtà come vere e proprie malattie organiche che richiedono specifiche terapie farmacologiche. Ad esempio, un disagio psichico indotto dallo stress può manifestarsi in un individuo in gastrite, ossia in una patologia organica la cui regressione necessita di una somministrazione farmacologia. Il modo di porsi e di reagire di ogni individuo nei confronti dell’ambiente e di se stesso è soggettivo e ciò che accompagna ognuno di noi è la ricerca di un equilibrio che può essere turbato da stimoli esterni definiti “fattori di stress”, ma ripristinato attivando delle modificazioni biologiche, comportamentali e psicologiche definite “risposte di stress”. Quando la risposta allo stress è insufficiente a ripristinare tale equilibrio si entra nell’area di rischio psicosomatico. Bisogna però tenere anche conto che un minimo di stress può essere visto in chiave positiva, poiché consente all’organismo di affrontare le situazioni critiche, acuendo la percezione, la concentrazione, l’apprendimento e spingendo ognuno a dare il meglio di sé. L’interazione dei fattori ambientali sulle predisposizioni individuali (fattori genetici, biologici psicologici) può determinare stati di depressione, ansia e somatizzazione dovuti a disturbi nell’adattamento ed è pertanto necessaria un’analisi olistica del soggetto poiché non sempre le cause scatenanti risultano essere evidenti. Ogni individuo considerato “normale” si esprime e cresce in un contesto sociale conformandosi a regole in esso vigenti che subiscono con il tempo mutazioni in risposta ad esigenze culturali, politiche e scientifiche. La crescita del proprio sé, alla luce di quanto detto finora, avviene in maniera graduale e a tappe identificandosi in ciò che noi definiamo personalità. La personalità di ognuno di noi è il frutto di un processo dinamico che prende origine dall’analisi introspettiva volta ad identificare il giusto comportamento da tenere o la giusta decisione da prendere nelle diverse circostanze che la vita ci propone. Ci chiediamo giustamente a questo punto qual è la ricetta giusta per una vita in cui domini il benessere psico-fisico: credo che la risposta non possa essere completamente esaustiva visto che le risorse di ognuno di noi sono illimitate; sicuramente è necessario essere abili nel gestirle al meglio ed un pizzico di razionalità, di autostima, di consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti, di un minimo di capacità di ascolto, di libertà nel manifestare i propri pensieri ed emozioni, una punta di fiducia in se stessi, ma soprattutto tanta voglia di ricercare sempre nuovi stimoli positivi per orientarli a progettare e costruire il proprio futuro, sono ingredienti che possono aiutare ad arricchire e rafforzare la personalità e quindi a garantire l’allontanamento del rischio psicosomatico.

 09/02/2006

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