Le donne e l’alcool

Ogni individuo in base alle proprie esperienze e risorse ha un modo unico ed irripetibile di soffrire. Spesso la donna alcolista è sola nella sua sofferenza ed il compito dell’operatore sanitario non è quello di fuggire con indifferenza, per non correre il rischio di entrare in una terra che brucia, ma è quello di condividere la sofferenza e di intuire i bisogni di autostima e di affermazione del paziente.

Il silenzio, la parola e l’incontro possono aiutare l’operatore nella conoscenza del mondo interiore dell’altro in quando, alcune volte, proprio il silenzio rappresenta il più grande “servizio“ che si possa rendere ad un ammalato. L’operatore sanitario dovrebbe essere disponibile ad instaurare un rapporto in cui vengano rispettati i tempi dell’ammalato, le sue emozioni, i suoi trascorsi ed i suoi percorsi: ovvero un rapporto, che non può essere “privatizzato” da un singolo operatore, ma deve essere di tutta equipe. Tale capacità di rapportarsi all’alcolista non può prescindere dalle acquisizioni di informazioni sulle problematiche legate all’abuso che rappresentano il bagaglio professionale dell’operatore. La problematica dell’abuso di alcool investe non solo gli uomini ma anche le donne seppur in percentuale minore. L’atteggiamento che la società, assume nei confronti del bere problematico delle donne è severo e pregiudizievole. Si tende a colpevolizzare le donne alcoliste accusate di aver perso il loro ruolo di madri e di mogli e considerandole particolarmente inclini alla promiscuità sessuale. Ciò nasce dal fatto che nella società la donna ha sempre rivestito un ruolo importante nel mantenimento degli equilibri della famiglia. Ruolo che non sempre le è stato riconosciuto apertamente ma che l’ha portata a mettere da parte se stessa (ambizioni, bisogni di crescita culturale, bisogno di affermazione in un gruppo di lavoro) per il “bene della famiglia”. La dipendenza da alcool etilico è un disturbo che comprende alterazioni fisiche specifiche, legate all’adattamento ed all’azione cronica della sostanza psicoattiva, al consumo ed agli effetti di essa. La maggior parte delle persone, assumendo per la prima volta l’alcol, sperimenta una sensazione di benessere, la cui entità è modulata da fattori ambientali, psichici o biologici. Il soggetto tende di nuovo ad assumere la sostanza per sperimentare l’effetto positivo. Questa situazione può restare in un sostanziale equilibrio per un tempo variabile, influenzato dalle caratteristiche dell’ individuo e dall’azione della sostanza. Nella maggior parte dei casi il vantaggio viene sempre messo in dubbio dalla comparsa di problemi comportamentali e familiari, quindi, sociali e psichici, e per ultimo problemi fisici. Ad un certo punto scatta un qualcosa di nuovo: il reiterarsi dell’assunzione non è più determinato dalla ricerca di vantaggi rispetto ai fattori iniziali, ma dal comparire dell’astinenza, della tolleranza e dalla perdita di controllo. In altre parole viene a determinarsi una situazione nuova: la DIPENDENZA, caratterizzata da una assunzione che si perpetua in un circolo chiuso indipendentemente dai fattori scatenanti. In questa fase la paziente ha definitivamente perso la capacità di controllare volontariamente l’assunzione della sostanza psicoattiva. L’azione anestetica ed euforizzante dell’alcool contribuisce in questi casi a mantenere uno stato di apparente benessere, in una dimensione di sempre maggiore distacco dalla realtà, espresso di solito da negazione e minimizzazione del problema, che ben presto rende la sostanza psicoattiva necessaria al, sia pur precario, funzionamento mentale, fisico, sociale. Il paziente alcolista è spesso confuso e spaventato e nelle donne la negazione del problema è spesso più accentuata, probabilmente a causa della maggiore condanna sociale dell’alcolismo femminile. L’etilismo femminile non è facilmente rilevabile, essendo sovente confinato nel privato o dissimulato per l’elevata riprovazione sociale. Si considerano le quarantenni – cinquantenni quelle a maggior rischio, perché si tratta di un’età in cui la donna può smarrire i ruoli e le speranze con più facilità.
La donna vive un alcolismo reattivo, cioè preferisce bere da sola, nascondendosi, perché la sua natura è conflittuale, nevrotica, con scarsa autostima e istinti autodistruttivi; l’alcolismo rappresenta il rifiuto del proprio ruolo nel matrimonio, una reazione esagerata a situazioni intollerabili o alla menopausa vissuta come un segno di inevitabile declino. Spesso entrano in gioco situazioni di eccessiva routine svolte inutilmente e senza riconoscimento. Il fattore predominante nella donna, quindi, nel determinare un abuso di alcol è la motivazione psicologica, legata spesso al ruolo sessuale e alle funzioni fisiologiche. Nel caso del bere femminile è opportuno considerare che molte norme che regolano il bere, quale comportamento accettato e a tutti gli effetti inserito nelle culture, sono norme sociali, e in quanto tali risentono potentemente delle macrotrasformazioni strutturali e culturali, anche di tipo economico, che investono la società stessa. Nella problematica del bere delle donne si può ipotizzare che l’accrescimento dell’interesse verso l’alcol sia in connessione col medesimo fenomeno che ha fatto lievitare nel nostro Paese anche i consumi giovanili, ossia con la globalizzazione dei modelli di consumo, che sicuramente ha avvicinato la donna mediterranea ad abitudini e comportamenti fino a poco tempo prima a lei sconosciuti. L’aumento dell’abitudine al consumo da parte delle donne è ancora in fase iniziale, c’è quindi ancora tempo per invertire le tendenze pericolose, ma è necessario dedicare un adeguato impegno sia ad elaborare corrette strategie di prevenzione e promozione della salute che a monitorare la situazione, per tenerla sotto controllo. L’obiettivo è quello di evitare che le donne passino obbligatoriamente per le stesse fasi percorse, nella storia e nel tempo, dalla popolazione maschile, arrivando a picchi di consumo troppo elevati, e ad altrettanto elevati danni alla salute, e mettano invece a frutto le conoscenze e le esperienze maturate in anni sulla gravità dei problemi alcol-correlati e sulla necessità e possibilità di una loro prevenzione.

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