Le finestre di fronte

Le finestre di fronte

di George Simenon

Adelphi; 5° edizione (3 aprile 2002)

Un Simenon inedito, ben lontano dal Simenon del commissario Maigret, impegnato con la sua straordinaria capacità di intuizione e di indagine psicologica a restituire, nel romanzo “Le finestre di fronte”, l’atmosfera cupa e opprimente che nel 1932 la prima Russia staliniana offriva agli occhi di uno straniero.

In quegli anni la dittatura non aveva ancora mostrato il suo volto più oscuro all’opinione pubblica internazionale: l’ossessione del controllo poliziesco, la tristezza dell’omologazione, il terrore, lo spionaggio, il soffocamento di qualsiasi tentativo di rinnovamento sociale e culturale.

Adil bey è il nuovo console turco che arriva a Batum, sul Mar Nero. Lugubre, grigia, desolata, la città lo respinge, lo fa sentire estraneo in ogni suo luogo. Solo e fuori posto, Adil bey non trova conforto in coloro che lo circondano: i consoli italiani e persiani, la sua segretaria Sonia, i poveri cittadini che ogni giorno fanno la fila in ambasciata per parlare con lui. Le domande che il protagonista si pone non trovano risposte. Intorno a sé coglie soltanto “significati dubbi e sfuggenti”. 

Il mistero di Batum sta nelle parole sussurrate, negli incontri nascosti, negli strani comportamenti degli abitanti, nei volti tristi dei giovani che vestono di nero, si incontrano nei bar e nei giorni di riposo passeggiano mestamente vicino al mare.
Tutti sanno di essere osservati e basta poco ad Adil bey per avere la stessa sensazione.
Un uomo e una donna si affacciano ogni sera alla finestra del palazzo di fronte e guardano in direzione del suo appartamento. Difficile capire cosa cerchino, cosa sappiano.
Simenon, con l’esemplarità di una scrittura oggettiva, lucida e sottile come una lama di coltello, ci consegna una magistrale prova d’autore, un romanzo sul potere nascosto, sull’inganno, sull’angoscia della solitudine dell’individuo schiacciato negli ingranaggi del totalitarismo.
Il protagonista, costretto a restare in questa città di confine, viene avvelenato giorno dopo giorno dalla certezza di essere spiato, dalla paura di essere eliminato, di sparire come spariscono in tanti, in questa fredda Batum sul Mar Nero.
La morte, l’amore, il tradimento sono i principali ingredienti di questo libro dalle atmosfere noir, dove probabilmente è assente l’intenzione di un giudizio politico, ma la politica è cartina di tornasole per tutte quelle paure inconfessabili che albergano negli animi umani.

E sullo sfondo, in ogni pagina, un clima di povertà e desolazione, che anticipa quello che sarà il totale fallimento economico e sociale del progetto totalitario, dove la negazione di ogni forma di libertà individuale e di partecipazione distrugge anche il più piccolo germoglio di creatività e di progresso.  

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