L’invenzione della depressione

La depressione è un adattamento dell’uomo alle difficoltà della vita?

La depressione, da lieve a moderata, rappresenta uno stato emotivo spiacevole, associato a dolore sordo, a un senso di pesantezza, a una perdita di interesse per gli eventi esterni, a riduzione della motivazione, pessimismo, autosvalutazione, a incapacità di sperimentare piacere, con la sensazione che qualsiasi attività quotidiana richieda enormi sforzi, alla sensazione di essere sovrastato dal proprio destino (Gilbert, 1984; DSM-5, 2014). Afferrando la natura e la diffusione generalizzata di questi aspetti negativi che sovrastano e opprimono l’essere umano nella sua interezza gli psicologi e psichiatri evoluzionistici si sono chiesti: a che serve, allora, la depressione?

Randolph Nesse nel suo storico articolo Is Depression an Adptation?, pubblicato su Archives of General Psychiatry nel 2000 da titolo ha sostenuto che “la depressione può essere ritenuta un meccanismo adattativo che si è evoluto come indicatore del mancato raggiungimento degli scopi biologici e quindi con una compromissione del fitness individuale”.  Non esistono, tuttavia, conoscenze scientifiche che dal punto di vista evoluzionistico  rispondano definitivamente a questa domanda. Sembra molto probabile che l’umore ridotto e i concomitanti sentimenti negativi si siano sviluppati nel tentativo di aiutare l’individuo a superare situazioni personali e sociali difficili. Alcuni aspetti negativi e passivi della depressione possono essere utili poiché possono bloccare le azioni dispendiose o pericolose in situazioni caratterizzate dall’assegnazione di compiti con obiettivi incomprensibili, dalle tentazioni di sfidare le autorità, dalle insufficienti riserve interne che permettano di effettuare azioni senza incorrere in pericoli o dalla assenza di valide strategie di sopravvivenza. Le forme lievi di depressione possono essere correlati, quindi,  allo sviluppo di strategie comportamentali alternative. In caso di efficacia di tali strategie, è possibile che il rapporto costo-beneficio negativo venga controbilanciato, dissipando l’umore depresso. In caso contrario, l’umore tende a persistere o ad intensificarsi, finché il comportamento non verrà influenzato da scopi biologici alternativi (McGuire & Troisi, 1998).

È comunque necessario sottolineare che la maggior parte delle depressioni sono chiaramente disturbi psichici: alcune causata da disregolazione dell’affettività in senso negativo e altre da alterazioni cerebrali difettuali associate all’umore ridotto. L’osservazione che l’abbassamento del tono dell’umore, e forse la stessa depressione, possa essere utile non deve distrarre l’attenzione dalla considerazione che la depressione è una delle più gravi e diffuse malattie dell’umanità.

I vantaggi della depressione

Ma quali sono le possibili funzioni adattative positive della depressione? Ne sono state evidenziate le seguenti:

  • l’aumento della probabilità di ottenere aiuto da parte degli altri;
  • l’opportunità di non ricambiare l’aiuto ricevuto;
  • la possibilità di restare un membro del proprio gruppo sociale, pur evitando temporaneamente la partecipazione attiva, risparmiandosi così gli scambi che implicano una competizione;
  • la possibilità di modificare a proprio vantaggio il comportamento degli altri.

Alcuni autori si spingono oltre, considerando il rallentamento fisiologico e psicologico associato alla depressione sia un meccanismo di risparmio energetico con la riduzione relativa dei costi attuali e futuri; secondo quest’ottica adattativa la tendenza a rimuginare riduce la probabilità a impegnarsi in nuovi progetti dai costi personali elevati.

La depressione induce modificazioni cognitive che focalizzano e accrescono le capacità di formulare analisi accurate e soluzioni di problemi sociali fondamentali, attraverso la funzione della rimuginazione sociale. Il costo associato alla anedonia e alle alterazioni psicomotorie della depressione possono persuadere i partners sociali a provvedere all’aiuto o dare concessioni attraverso due possibili meccanismi paralleli, la richiesta onesta e l’estorsione passiva non intenzionale di benessere. Così può anche manifestarsi una funzione motivazionale sociale (Watson & Andrews, 2001).

Un altro aspetto legato alla depressione è la vergogna. Gli individui depressi cercano di nascondere il loro stato a potenziali antagonisti benché il loro stato risulta difficilmente dissimulabile. Così la scoperta della vergogna spiega parzialmente questo tentativo di nascondere la propria condizione.

La ricerca in campo psicologico sulla utilità dello sviluppo adattativo della depressione e in maniera più semplicistica della invenzione della depressione è ancora lontana da definire parametri specifici e universalmente accettati. Una più profonda conoscenza del significato adattativo della riduzione del tono dell’umore e della depressione dovrebbe migliorare, tuttavia,  la nostra capacità a prevenire e curare la riduzione del tono dell’umore e la depressione lieve o moderata che rappresentano manifestazioni affettive “normali” della nostra vita quotidiana ma che sono attualmente responsabili di processi dispendiosi in termini di costi sociali ed individuali.

Articoli correlati