Lo Giusquiamo
Lo GIUSQUIAMO (Hyoscyanus niger) è una pianta erbacea appartenente alla famiglia delle Solanacee e comprende undici specie, di cui due sono diffuse in Europa: la varietà “nera”, cioè lo Hyoscyamus niger, e quella “bianca”, lo Hyoscyamus albus; la varietà più usata è quella “nera”. I botanici sono divisi nell’iden-tificarla come piana annuale o biennale.
Il suo nome deriva dal greco hyoskyamos (υοσκύαμος) composto da hyos (υς – υός) = “maiale” e kyamos (κύαμος) = “fava” e cioè “fava del maiale”, anche per il suo cattivo odore.
È conosciuta anche come Erba apollinari, perché usata per produrre oracoli dai sasacerdoti del Tempio di Apollo; Cassilag-gine, Erba da piaghe oppure in lingua anglosassone come Henbane, dalla probabile origine etimologica Anglo-Saxon, henn-bana = “killer of hens (galline)”, Hyo-scy, Hyos.
Ha un caratteristico fusto peloso, foglie lobate e fiorellini gialli e viola. I semi sono racchiusi in piccole capsule. Ha un profumo fetido. Si sviluppa nelle zone aride ed incolte di tutta Italia; fiorisce tra maggio e luglio. Della pianta sono utilizzate le foglie (raccolte sempre) e i semi (raccolti a piena maturazione delle capsule). Il frutto ha la forma di una capsula e contiene una grandissima quantità di semi che ricordano nella forma un rene. Tutta la pianta emana un odore nauseabondo!
Preparazioni: Tintura di Giusquiamo, Succo di Henbane, Estratto di Giusqiuamo, Estratto fluido di Giusquiamo, Pillole di Giusquiamo.
La caratteristica principale di questa pianta è l’elevato contenuto di alcaloidi in essa contenuta, tra i quali la scopolamina, la iosciamina e altri alcaloidi contenuti nelle foglie e nei semi. Insieme alla mandragora e alla belladonna figura nel folklore e nella mitologia di tutti i popoli europei ; era utilizzata insieme a queste piante nella preparazione dei filtri delle streghe preparandole al “viaggio” verso il Sabba in quanto procurava “alienatione di mente e briachezza e stupore et immobilità di tutti i membri”.
Alcuni curiosi incantesimi sono citati nella farmacopea cinquecentesca: il filtro composto da giusquiamo, da hermodactylus tuberosa e di solfuro di arsenico naturale serve ad uccidere istantaneamente un cane rabbioso; a far esplodere un calice d’argento, se in questi viene versato lo stesso filtro; e infine a catturare le lepri, sempre ché ad esso venga aggiunto il sangue di una giovane lepre, e il tutto venga posto nella pelle stessa della lepre e abbandonato in qualche luogo deserto; a tal punto servirà da richiamo per gli altri animali.
L’uso del giusquiamo è presente in un brano dell’Amleto di William Shakespeare in cui il Fantasma del re moro, padre di Amleto narra al figlio, riferendosi allo zio re di Danimarca: “Tuo zio violò la mia ora di pace. Aveva una fiala di succo del maledetto giusquiamo, e versò nella conca dei miei orecchi quell’essenza lebbrosa, il cui effetto è tanto avverso al sangue umano, che corre rapido come l’argento vivo per le porte e i sentieri del corpo, e con rabbia furiosa apprende e caglia, come le gocce d’acido nel latte, il sangue lieve e sano. Così fece dentro di me, e una scabbia improvvisa rivesti di croste turpi e immonde come a Lazzaro tutto il mio corpo liscio.”. Forse qualche estratto di giusquiamo era contenuto nella fiala che frate Lorenzo (Friar Lawrence) consegnò a Giulietta per provocarle uno stato soporoso simile alla morte. Estremamente affascinante è la descrizione degli effetti che la sostanza avrebbe provocato a Giulietta: “…..Prendi questa fiala, e una volta a letto bevine la liquida mistura. Subito, per tutte le tue vene, trascorrerà un umore torpido e freddo e il polso non manterrà più il battito usato, ma si verrà man mano perdendo: e alcun calore, o alito sarà più lì a testimoniar che tu vivi. Le rose sulle tue labbra e sulle tue gote appassiranno fino a diventar livide come ceneri; le finestre dei tuoi occhi si abbatteranno, al modo stesso in cui la morte chiude la luce della vita. Ogni tua parte, privata così della facoltà di muoversi, rigida e dura e gelida, parrà morta. Per quarantadue ore tu resterai in questo rattrappimento che avrai preso in prestito dalla morte. E infine ti desterai come da un sonno tranquillo” (William Shakespeare: “Romeo and Juliet” – Atto IV, scena I).
Lo giusquiamo è anche citato da Alberto Magno in un elenco di erbe magiche : “L’ottava erba dai Caldei chiamata Giusquiamo, dai greci oslegon, dai latini centaura e dicono i maghi che quest’erba ha meravigliosa virtù imperocchè la si accompagna con il sangue dell’upupa femmina e si pone nella lucerna ad olio e tutti quelli che stanno intorno si danno di essere negromanti in tal modo che l’uno crederà che l’altra abbia la testa in cielo e i piedi siano in terra, e se la predetta composizione si getterà nel fuoco quando lucono le stelle, sembrerà che combattano insieme e che una correrà dietro l’altra e se sarà posta al naso di alcuno subito per paura fuggirà“.
Il Giusquiamo è altamente tossico, anche in forma di fumigazione, e se ne sconsiglia l’uso in qualsiasi forma.
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[…] Mandragora, la Belladonna e il Giusquiamo sono erbe largamente diffuse in Europa e utilizzate fin dall’antichità come rimedi medicamentosi […]
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