L’orecchio e la vita

A. Tomatis

A proposito di “RUMORE interno” e di modalità “sopravvivenza” che si vengono a strutturare nel corso della nostra vita a partire da epoche precocissime, mi e’ sembrato interessante parlarvi di un libro che ho appena finito di leggere: “L’orecchio e la vita” di A. Tomatis, un otorinolaringoiatra francese esperto in problemi dell’audizione e del linguaggio. Il suo campo di ricerca è l’orecchio, quindi l’ascolto. È evidente come l’esperienza abbia il potere di agire sul sistema biologico, quindi l’interazione tra maturazione biologica ed ambiente fetale durante la gestazione. Ancora nel profondo del grembo materno, attraverso l’ascolto intrauterino, il bambino entra in contatto con il mondo esterno.

Cosa può sentire un embrione? Sembrerebbe che il feto abbia una vita psichica e sensoriale molto intensa. Infatti è durante i nove mesi di vita intrauterina che il bambino immagazzina la maggior parte delle sue esperienze umane, quelle che in seguito tesseranno la trama del suo percorso esistenziale dopo la nascita. Durante la gravidanza il feto si fa parte attiva della madre instaurando con lei una dinamica relazionale. Il feto prova sensazioni, percepisce, memorizza, integra. Il feto comincia a percepire prestissimo, e cosi accumula numerosi ricordi, frutto delle sue esperienze sensoriali. A partire da quel momento, sulla base di quelle iniziali forme di comunicazione con il mondo uterino circostante, viene a crearsi una prima forma di vita psichica. Si stabilisce tutto un mondo di relazioni. L’ascolto della voce materna e’ la percezione fondamentale. Essa costituisce la base stessa del desiderio di comunicare. Secondo Tomatis la comunicazione sonora è il più importante di tutti i contatti che la madre intrattiene con il bambino che si trova ancora con lei. La madre nutre il feto in ogni maniera possibile. Soprattutto lo nutre di suoni. Si rivela al feto attraverso tutti i rumori organici, viscerali e specialmente mediante la sua voce. Il bambino è immerso in questo ambiente sonoro. Dalla voce materna, in particolare, ricava tutta la sua sostanza affettiva. S’instaura così la comunicazione audiovocale primordiale. Quando il circuito si stabilisce “perfettamente”, l’embrione attinge da questo dialogo un senso di sicurezza che gli garantisce una crescita armoniosa. Dice Tomatis: “anche il linguaggio possiede una dimensione fisica: provocando delle vibrazioni dell’aria circostante, diventa una specie di arto invisibile grazie al quale noi possiamo toccare, in ogni senso del termine, colui che ci ascolta”. Sembra che la sensibilità embrionale ai suoni sia molto più precoce di quanto non si voglia ammettere oggi. L’elaborazione dell’ascolto si compie nel corso della notte uterina più profonda, secondo Tomatis il suo inizio risale ai primi giorni del concepimento. Inoltre, una delle funzioni dell’orecchio consiste nell’attivare la corteccia che è responsabile dell’animazione del corpo e della mente. Poi si fa’ riferimento a Mozart e alla sua musica, così capace di “nutrire” il nostro cervello e aiutarlo a liberarsi dei rumori di sottofondo che lo disturbano.

La musica di Mozart è grandiosa, perché? Già prima della nascita Mozart venne nutrito di musica. Secondo Tomatis, è possibile che una simile condizione abbia preparato il suo sistema nervoso ad ascoltare e a vivere solo nella musica. Ancora nel ventre della madre, ha definito le sue “tracce mnemoniche” neuroniche in funzione della musica, e ha regolato su queste le sue disposizioni d’ascolto. L’espressione musicale è stato il vero linguaggio materno che gli ha permesso di entrare in comunicazione con il mondo nella sua interezza. L’orecchio è una via maestra del linguaggio, come anche di tutti i processi di adattamento dell’uomo a se stesso e all’ambiente in cui vive. L’orecchio riprende pienamente il suo ruolo di strumento di comunicazione quando si eliminano le distorsioni della “curva d’ascolto” sopraggiunte nel corso dell’evoluzione del bambino. Queste distorsioni sono una delle principali conseguenze della confusione provocata dall’affettività profonda, che si traduce in ogni genere di blocchi. L’orecchio filtra quello che non vuole sentire, che non è possibile sentire, pena la sopravvivenza. “Nella curva d’ascolto, l’inconscio seziona questa o quell’altra banda passante in funzione di quello che non vuole sentire”. Dato che ogni banda passante possiede dei corrispettivi semantici, i guasti provocati non si ripercuotono solamente sull’orecchio.

E dato che, infine, la psiche non è separata dal corpo e che il nostro corpo è il supporto di una ricca e complessa produzione di immagini della mente, è quasi inevitabile che ne conseguano dei disturbi psichici. Per esempio, lo schizofrenico è una persona il cui orecchio si è chiuso al linguaggio, mentre resta ampiamente sensibile al rumore, il che spiegherebbe il dinamismo eccezionale di questo tipo di bambini. La percezione del rumore può assumere la funzione di provvista di energia, dato che l’orecchio può essere una specie di dinamo che carica la corteccia cerebrale di potenziale elettrico. Dall’energia accumulata dalla dinamo dipendono la nostra dinamica mentale e la nostra dinamica corporea, soprattutto la nostra verticalità. Tomatis utilizza “l’orecchio elettronico”, che consiste soprattutto nella somministrazione di musica di Mozart filtrata, per “risvegliare” le facolta’ di ascolto e di autoascolto. E’ una pedagogia dell’ascolto. “Insegniamo le persone ad ascoltare” – dice Tomatis, riferendosi al suo lavoro di liberazione dell’ascolto. Sentire male, leggere male, scrivere male, parlare male, cantare male, comunicare male, stare male nel proprio corpo, star male nella propria mente, vivere male la propria affettività, essere nevrotico o psicotico: tutti questi disturbi sono in un certo modo la conseguenza di un cattivo ascolto, di una chiusura dell’orecchio alla parola degli altri. Una liberazione dell’ascolto può comportare, restituendo il desiderio di comunicare con l’ambiente circostante, un rapporto più armonico con l’ambiente familiare e sociale. Grazie a un esame chiamato test d’ascolto, si possono individuare non solamente i meccanismi di relazione dell’essere con il suo ambiente, ma anche scoprire delle somatizzazioni in determinate parti del corpo. Il dialogo tra gli organi e il corpo, considerato della sua totalità, non sempre si compie in maniera armoniosa. Per cui l’angoscia, che consiste in un non dialogo, in un non ascolto, si fissa su certi organi, provocando malattie come l’otite, l’angina, l’asma, l’infarto, l’ulcera…. Più profondamente, nell’ambito della stessa cellula, provoca il cancro, anch’esso – secondo Tomatis – manifestazione di una disarmonia, di un non dialogo, di un non-ascolto. Qualsiasi disarmonia dell’ascolto comporta una disarmonia dell’inserimento umano, sia che si manifesti nei confronti degli altri sia nei confronti di se stesso. Da piu’ ricerche intraprese sulla difficoltà di apprendimento, Tomatis mette in evidenza la difficoltà dell’ascolto, e la differenza tra ascoltare e udire. La funzione dell’ascolto, viene definita, rispetto a quella dell’udito, che rimane un fenomeno passivo, come un atto nel quale interviene la volontà.

Ascoltare significa voler sentire, quindi applicarsi. La funzione dell’ascolto non si serve soltanto dell’orecchio. Essa mobilita tutto il sistema nervoso per mezzo del vestibolo che, grazie al suo specifico ruolo neuronico, regola le tensioni muscolari del corpo, la statica, la dinamica, la relativa posizione delle membra, cioè in effetti tutta la posizione del corpo e la gestualità. Si comprende allora fino a che punto tutto il complesso del corpo venga sollecitato quando si tratta di mettersi all’ascolto. Non si può ascoltare senza coinvolgersi, e l’ascolto comincia dall’ascolto di se stessi in rapporto con l’altro. Il viaggio dell’esistenza comincia dal rapporto primordiale con la madre. Si rivelerà tanto più vero, tanto più autentico quanto più sarà privo di qualsiasi distorsione affettiva ed emotiva. Il fatto che l’orecchio si formi prima di ogni altro organo, permette di comprendere il perché non sia eccessivo affermare che il desiderio di ascoltare è il desiderio più ontologico dell’essere. “Il feto vive la meraviglia del fluire della voce materna. È li, e non altrove che nasce il desiderio di ascoltare. Se per una ragione qualsiasi, insospettata, questo desiderio di ascoltare non prende forma o si estingue sul nascere, allora sorgeranno dei seri disturbi nella comunicazione. Le conseguenze sono gravi per il bambino, che a quel punto si rinchiuderà nella sua torre d’avorio, in una vera e propria prigione”.

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