Molecole delle emozioni

Il perché delle emozioni che proviamo

Candace B. Pert

Le recenti acquisizioni nel campo delle neuroscienze sui meccanismi d’azione dei messaggeri biochimici hanno sviluppato in ambito scientifico un dibattito sulle possibili basi biomolecolari nella interazione corpo/mente. Alcuni ricercatori hanno ipotizzato che i neuropeptidi e in particolare i loro recettori costituiscono la base biologica della manifestazione di condizioni emotive che influiscono conseguentemente sul comporta-mento e sullo stato affettivo. Secondo questi studi esisterebbe una rete che collega fra loro tutti i sistemi e gli organi del corpo, nella quale i messaggeri biochimici agiscono utilizzando come mezzo di comunicazione le molecole di emozione. I componenti primari delle molecole di emozione sono i recettori (proteina o gruppo di proteine) ancorati alla membrana esterna di una cellula. Il recettore ha la caratteristica di essere una molecola sensitiva a livello cellulare e la proprietà della specificità; per effetto di questa specificità ignora tutti i leganti, tranne quello specifico che è costituito in maniera specifica da adattarsi al proprio recettore. Il legante è una sostanza naturale o sintetica che si unisce selettivamente ad un recettore specifico posto sulla superficie di una cellula. Quando avviene l’ unione tra legante e recettore si ottiene il legame(binding) durante il quale il legante trasmette un messaggio al recettore grazie alle sue proprietà molecolari. Esistono tre tipi chimici di leganti, il primo comprende i classici neurotrasmettitori , la seconda categoria è formata dagli steroidi e in ultimo, quelli su cui si fonda la teoria delle molecole delle emozioni, sono i peptidi. Questi ultimi anche se a volte agiscono come neurotasmettitori, sono più propensi a spostarsi nello spazio esterno alle cellule, lasciandosi trasportare dal liquido cerebrospinale e dal sangue percorrendo lunghe distanze. Questo abstarct ha lo scopo di evidenziare alcuni interrogativi che tengono impegnata la scienza da secoli sull’esistenza o meno di basi biomolecolari delle nostre emozioni. Il legame essenziale tra mente e corpo è dovuto alle nostre emozioni e alle loro componenti biologiche? Il potere che la mente e le emozioni esercitano sulla nostra salute e sul nostro benessere può avere dei fondamenti scientifici? Recenti ricerche hanno evidenziato in che in che modo i neuropeptidi e i loro recettori costituiscono la base biologica della coscienza, manifestandosi sotto forma di emozioni, e come questi influenzano il modo in cui l’uomo reagisce e percepisce il mondo. Esisterebbe una rete che esiste una rete che collega fra loro tutti i sistemi e gli organi del corpo, nella quale i messaggeri biochimici agiscono con intelligenza utilizzando come mezzo di comunicazione le molecole di emozione. I componenti primari delle molecole di emozione sono i recettori,(proteina o gruppo di proteine ) ancorati alla membrana esterna di una cellula. Il recettore ha la caratteristica di molecola sensitiva a livello cellulare e la proprietà della specificità ossia ignora tutti i leganti, tranne quello specifico che è fatto per adattarsi ad esso. Il legante è una sostanza naturale o sintetica che si unisce selettivamente ad un recettore specifico posto sulla superficie di una cellula. Quando avviene l’unione tra legante e recettore si ottiene il legamento durante il quale il legante trasmette un messaggio al recettore grazie alle sue proprietà molecolari. Esistono tre tipi chimici di leganti, il primo comprende i classici neurotrasmettitori , la seconda categoria è formata dagli steroidi e in ultimo , quelli su cui si fonda la teoria di cui sopra, sono i peptidi. Questi ultimi anche se a volte agiscono come neurotasmettitori,sono più propensi a spostarsi nello spazio esterno alle cellule, lasciandosi trasportare dal liquido cerebrospinale e dal sangue percorrendo lunghe distanze. Negli anni ’80 i recettori e i loro leganti sono stati considerati “molecole dell’ informazione” ossia componenti base di un linguaggio usato dalle cellule di tutto l’ organismo per comunicare attraverso apparati quali il sistema nervoso, endocrino, immunitario e gastrointestinale. Nel 1972 Jean-Pierre Changeux riuscì ad isolare il recettore dell’ acetilcolina marcando con atomi radiattivi il legante. Nel 1960 l’ endocrinologo Robert Jensen riuscì ad isolare al microscopio i recettori degli estrogeni, nel 1970 gli endocrinologi Jesse Roth e Pedro Cuatrecasas riuscirono a misurare il recettore dell’ insulina, nel 1972 Pert individuò il recettore degli oppiacei. Nel 1985 fu pubblicato sulla rivista Journal of Immunology un articolo chiave sulla teoria delle emozioni, esso sottolineava una profonda svolta concettuale nel campo della neuroscienza dovuta alla scoperta che sostanze chimiche (neuropeptidi studiati in altri contesti, come ormoni, peptici intestinali o fattori di crescita) diverse dai classici neurotrasmettitori modulavano il funzionamento del cervello, molte di queste alteravano il comportamento e lo stato dell’ umore. I recettori di questi peptidi sono stati individuati non solo in alcuni loci cerebrali e molti in zone del cervello addette alla mediazione delle emozioni ma anche su cellule mobili del sistema immunitario.”I neuropeptidi e i loro recettori si uniscono così al cervello, alle ghiandole e al sistema immunitario in una rete di comunicazione tra cervello e corpo, che probabilmente rappresenta il substrato biochimico delle emozioni”. Nel 1982 sulla rivista Nature fu commentata la scoperta di Blalock, che le cellule del nostro sistema immunitario producono peptidi e soprattutto endorfine. L’idea finale è che nel sistema immunitario vi siano peptidi cerebrali.


Bibliografia

  • Pert CB, Ruff MR, Weber RJ, Herkenham M. Neuropeptides and their receptors: a psychosomatic network. J Immunol. 1985 Aug;135(2 Suppl):820s-826s.
  • Pert C. Candace Pert: paradigms from neuroscience: when shift happens. Mol Interv. 2003 Oct;3(7):361-6
  • Milligan G. Opioid receptors and their interacting proteins.Neuromolecular Med. 2005;7(1-2):51-9.
  • de Kloet ER, Joels M, Holsboer F. Stress and the brain: from adaptation to disease.Nat Rev Neurosci. 2005 Jun;6(6):463-75. Review.

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