Neurologia e Psichiatria come espressione della dicotomia “mente-cervello”
- Marcello Nardini
- Marcello Nardini
- Aprile 22, 1993
Marcello Nardini, Immacolata d’Errico
Cattedra di Psichiatria – Università degli Studi di Siena
XIV Congresso della SIMP – Firenze – 1993
Il Simposio Neurologia e Psichiatria collocato all’interno di un Congresso di Medicina Psicosomatica riveste sicuramente un ruolo fondamentale ed è solo apparentemente avulso dagli interessi di ricerca e studio, nonché dalla prassi, della Medicina Psicosomatica.
La Psicosomatica, fra le varie accezioni, rappresenta una branca della scienza il cui obiettivo di ricerca è fondamentalmente quello di arrivare ad un superamento della dicotomia “mente-corpo”; la psicosomatica diventa medicina psicosomatica se questo modello e questa intenzionalità di ricerca si colloca e si svolge all’interno del mondo conoscitivo ed esperienziale della medicina (clinica).
Nella realtà oggettiva, la dicotomia “mente-corpo” non rappresenta l’unica dicotomia all’interno della conoscenza e comprensione del comportamento e del mondo esperienziale dell’uomo. Un’altra dicotomia – spesso ignorata – è rappresentata da quella “mente-cervello”.
Se la prima dicotomia (quella “mente-corpo”) ha segnato lo sviluppo (e determinato le prassi specifiche di intervento) della medicina clinica, la seconda (quella “mente-cervello”) ha segnato lo sviluppo (e determinato le prassi specifiche di intervento) delle scienze neuropsichiatriche. Per tanto tempo le scienze neuropsichiatriche sulla base della dicotomia “mente-corpo” erano collocate all’interno del pianeta “mente”, successivamente la neurologia sulla base della nuova dicotomia “mente-cervello” è entrata a pieno diritto nel pianeta “cervello” (corpo), lasciando la psichiatria unica abitante del pianeta “mente”. La neurologia ha acquisito il ruolo di scienza medica, la psichiatria è rimasta l’espressione del mondo della mente/spirito, in non rapporto con la realtà materiale dell’esistenza.
La neurologia è entrata a far parte delle scienze materiali dell’uomo e quindi del mondo della medicina, la psichiatria si è collocata all’interno delle scienze immateriali (sine materia), nel mondo della speculazione teorica ed astratta (la filosofia); ha perso il rapporto con la realtà materiale della clinica e della terapia (della medicina), non ha acquisito la coerenza interna fra teoria e prassi, coerenza che rappresenta se non il maggiore, sicuramente uno dei maggiori fattori terapeutici di ogni terapia finalizzata alla cura e alla salute.
Che il modello di conoscenza che procede con la riformulazione costante di nuove dicotomie (oppositive e quindi autoecludentesi, collocate unicamente all’interno del modello dell’ “o…o”) non rappresenti un modello globale di comprensione è dimostrato dalla nascita di una nuova dicotomia all’interno del mondo psichiatrico, quella che collocate ai due estremi dell’arco conoscitivo vede da una parte la “psichiatria biologica (organica) “e dall’altra la “psichiatria dinamica (mentale)”: ancora una volta la dicotomia “mente-corpo” e al suo interno quella di “mente-organo(cervello)”.
La sterilità di questo approccio è quindi evidente; è teso ad individuare le disarmonie dei contrari; dobbiamo sostituirlo con il modello che tende ad individuare le armonie dei contrari, finalizzate alla comprensione globale ed armonica dell’uomo e della sua esistenza.
La conoscenza in campo di comportamento umano non può ridursi (ed identificarsi) unicamente ai segni e sintomi obiettivi (livello neurologico del comportamento) ma deve guardare (senza identificarvisi totalmente), con-tenendoli, anche ai sensi e significati subiettivi (livello mentale del comportamento umano).
Lo sviluppo delle neuroscienze ha riportato in primo piano la dimensione biologica della psichiatria e riproposto una serie di interrogativi derivati ancora una volta dal modello dicotomico della mente. Questo modello che sta all’interno dell’ “o-o” riporta alle modalità ossessive di interrogarsi e conoscere.
Va sostituito con quello dell’ “e-e”. Questo modello pone in rapporto “dinamico” i vari piani della conoscenza umana: lo scopo e la finalità non sono quelle di ridurre i contrari ad un unico elemento creando una armonia attraverso la sparizione/negazione della disarmonia; lo scopo è quello di arrivare ad una fusione dei contrari mantenendo la loro magnifica (dis)armonia. L’obiettivo non è la sparizione del conflitto (la teoria del conflitto è alla base della psichiatria dinamica) ma il suo superamento conoscendolo (rendere conscio/conosciuto l’inconscio/non conosciuto ed ancora, rendere inconscio il conscio; in questa posizione di fusione fra conscio ed inconscio si attua il processo creativo del nuovo (superamento del conflitto, acquisizione della conoscenza e della salute); i livelli del conscio e dell’inconscio si separano nuovamente profondamente trasformati dalla creatività del loro incontro/fusione. La loro fusione non ha portato alla loro sparizione. Continuano ad agire nella loro armonia creativa a partire dalla loro disarmonia (ontologica e/o antropologica o antropomorfa).
Queste consapevolezze rappresentano il motore della ricerca e creatività umana. Conflitto e determinismo psichico da spiegazione del disturbo psichiatrico diventano strumenti di conoscenza.
Lo sviluppo delle neuroscienze non deve far sparire il mentale riducendo il tutto al neurologico. Si perderebbe una grande occasione di conoscenza a vantaggio di una più precisa (ed in qualche modo astratta) spiegazione del comportamento umano.
In altro linguaggio, rendendo conscio/conosciuto una parte dell’inconscio/sconosciuto e confondendo la parte con il tutto non contribuiamo al superamento del conflitto, contribuiamo a rendere sterile una occasione altamente feconda.
La neurologia non deve (non potrebbe) sostituire la psichiatria. Psichiatria e Neurologia si devono (possono) mettere in rapporto (dinamico ed interattivo): non devono essere Neuro-Psichiatria o Neuropsichiatria, si debbono presentare nella rappresentazione come Neurologia e Psichiatria, entità fenomeniche ed espressive di una origine comune, di un luogo ed un tempo in cui la separazione fra mente e cervello non ha un senso ed un significato. La consapevolezza del significato, in una esistenza attuale ed umana, dei sistemi conoscitivi mentali e cerebrali differenziati ma non scissi è una necessità assoluta se Neurologia e Psichiatria da scienze del logos (della conoscenza astratta) diventano scienze dello jatros (della conoscenza per la terapia).
Di fronte allo sviluppo delle conoscenze scientifiche in campo neuroscientifico (la Psichiatria e la Neurologia sono all’interno delle Neuroscienze ma non si identificano con le Neuroscienze), è fondamentale che Neurologia e Psichiatria mantengano la loro identità/autonomia e come tale si rapportino: Neurologia e Psichiatria e non Neuro-Psichiatria o Neuropsichiatria.
Il tema sotteso alla nascita di questo simposio è immenso ed ha attraversato il mondo della conoscenza dell’uomo; non ha trovato ancora una soluzione; la sua non-soluzione rappresenta probabilmente la caratteristica della conoscenza nella sua dimensione umana e materiale; la non solubilità di questo conflitto conoscitivo e la consapevolezza della sua non solubilità nell’arco della vita-esistenza umana rappresenta probabilmente il motore della conoscenza, umana.
Le scienze neurologiche e le scienze psichiatriche ne debbono avere consapevolezza.
Neurologia e Psichiatria sono definizioni che esprimono l’esistenza della contrapposizione “mente-cervello”; questa è parte di un’altra dicotomia, quella fra “materiale ed immateriale”.
Ma il tutto non si esaurisce in queste due contrapposizioni; a cascata ne derivano altre che non sostituiscono le precedenti (1): statico contrapposto a dinamico (Leibniz): la neurologia diventa la scienza dello statico e la psichiatria del dinamico; organico contrapposto a funzionale: la neurologia diventa la scienza dell’organico e la psichiatria del funzionale; anatomico contrapposto a fisiologico, regressivo contrapposto al mantenimento dello status quo (H. Jackson): la neurologia diventa la scienza dell’anatomico e del regressivo, la psichiatria del fisiologico e del mantenimento dello status quo (processo adattivo).
Molto probabilmente in Hughlings Jackson esiste la prima traccia del superamento della dicotomia rigida “mente-corpo”. Probabilmente Freud ne fu influenzato nel prospettare l’esistenza di una psichiatria dinamica (che diventerà poi psicoanalisi sostituendosi di fatto alla psichiatria, ricollocata nella neurologia) a partire dalla conoscenza del lavoro di Charcot sulla nevrosi, sull’isteria, sulla epilessia, sulla isteroepilessia, senza peraltro sviluppare completamente le potenzialità della sua originaria intuizione.
Charcot di fatto fu il padre fondatore della Neurologia e Psichiatria clinica; fu grande Neurologo e Psichiatra clinico; fu nello stesso tempo il primo grande neurofisiopatologo e psicopatologo cercando di andare al di là della rappresentazione clinica; dall’analisi dei segni e dei sintomi cercava di andare a quello che stava dietro, che era sotteso alla manifestazione fenomenica nel tentativo di dare senso e significato conoscitivo della realtà umana in senso biologico (neuroscientistico) ed in senso mentale (psicologico).
Al di là dei suoi errori interpretativi (ad esempio aver considerato il Morbo di Parkinson come una nevrosi) mise le basi per la conoscenza a partire dall’evidente (senza ridurre il mondo conoscitivo al solo evidente ed apparente) del cervello e della mente. La separazione classificatoria fra malattie del cervello e malattie della mente non era in Charcot – a nostro parere – la proiezione di un modello dicotomico della mente: in questo senso fu il primo grande Psichiatra ancor più di Griesinger che al contrario fu il primo grande Neurologo (2).
Neurologia e Psichiatria contengono al loro interno tutte queste dicotomie; la Neurologia contiene una neurologia organica ed una neurologia funzionale; una neurologia biologica ed una neurologia dinamica; allo stesso modo che la Psichiatria contiene una psichiatria organica ed una psichiatria funzionale; una psichiatria biologica ed una psichiatria dinamica.
Non vogliamo arrivare alla soluzione del problema; ci basta averne la consapevolezza e come tale proporla a chi saprà o vorrà accoglierla.
Proponiamo una frase di John Nemiah (3) : “Sarebbe molto più agevole se potessimo prescindere dal paziente quando esploriamo i meandri della psicopatologia; sarebbe molto più semplice se potessimo limitarci a esaminare la clinica e la fisiologia del cervello, e a trattare gli eventi mentali come se fossero mere variabili di impersonali formule statistiche. Per quanto questi approcci siano importanti per la comprensione del comportamento umano, da soli non possono scoprire o spiegare tutti i fattori di rilievo. Per vedere nella mente di un altro, noi dobbiamo ripetutamente immergerci nel proluvio delle sue associazioni e dei suoi sentimenti; dobbiamo noi stessi essere lo strumento che lo scandaglia.”
Quello che Nemiah giudica impossibile per gli psichiatri, è possibile per i neurologi? Noi pensiamo che in neurologia clinica qualche volta ed in qualche momento è possibile; non ne può diventare l’elemento costitutivo.
Giudichiamo questa operazione sempre impossibile per gli psichiatri; sarebbe come rinunciare alla propria identità e rendersi parzialmente potenti nell’attività clinico-terapeutica.
Lo psichiatra biologico che opera coerentemente all’interno dello statuto epistemologico della conoscenza biologica, inconsapevolmente nel rapporto diagnostico e terapeutico si immerge con la mente nella mente.
Ne abbiamo la piena consapevolezza, la proponiamo ai neurologi, agli psichiatri biologici e agli psichiatri dinamici.
Abbiamo visto il conflitto come produzione di conoscenza; le due dimensioni, quella della mente e quella del cervello, sono gli elementi del conflitto in tema di conoscenza del comportamento umano e come tali non vanno eliminati. Il conflitto non devi esprimersi unicamente negli interrogativi che genera: l’eziologia della malattia mentale é da rintracciarsi nella mente o nel cervello? Il trattamento della malattia mentale dovrebbe essere psicoterapico o somatico? La malattia mentale é una malattia neurologica o psichiatrica?
Gli interrogativi esposti non debbono essere e diventare un dilemma di amletica memoria.
Ancora Nemiah (4): “Per una comprensione funzionale dell’essere umano, talvolta è il linguaggio della psicologia e talvolta quello della fisiologia e della biochimica ad essere più appropriato; …”.
Lo psichiatra ad orientamento dinamico ed il medico della mente che trascuri la dimensione biologica dell’esperienza, e lo psichiatra ad orientamento biologico ed il medico del corpo (cervello) che trascuri il mondo psicologico e mentale sono entrambi responsabili di operare all’interno del riduzionismo limitante.
Entrambi ne devono avere la consapevolezza.
Riportando le parole di Kandel (5)”Quello che concepiamo come la nostra mente è una espressione del funzionamento del cervello”, vogliamo proporre la nostra opinione secondo cui tutti i disturbi mentali devono essere fondamentalmente di natura biologica (non certo somatogena). Il funzionamento mentale nasce e si sviluppa nel cervello ma il funzionamento cerebrale non è identificabile con il funzionamento mentale.
A tal proposito riportiamo il pensiero di Raiser (6):”Sebbene il cervello sia l’organo che assolve le funzioni della mente, mente e cervello non sono la stessa cosa. La scienza del cervello non è in grado di spiegare completamente la mente o di rendere le funzioni mentali totalmente comprensibili, e probabilmente mai lo sarà.”
Tuttavia mente e cervello e gli approcci che si rifanno a questi modelli concettuali di descrivere l’esperienza, quello biologico e quello psicologico, sono legati fra loro; le loro esistenze individuali assumono senso e significato conoscitivo autonomo unicamente all’interno del loro rapporto e delle loro interazioni attive.
Ancora Kandel (7) “è solo fintantoché le nostre parole portano dei cambiamenti nei cervelli di ognuno che l’intervento psicoterapico (e psicologico in genere, aggiungiamo) porta ad un cambiamento nelle menti dei pazienti.”
Mente e cervello parlano linguaggi diversi: il linguaggio della psichiatria dinamica è il linguaggio della mente; la psichiatria biologica nella sua dimensione neurologica parla il linguaggio del cervello. La psichiatria come scienza della entità conoscitiva “mente-cervello” deve parlare il linguaggio e della mente e del cervello (8).
Non si deve permettere che neppure per un attimo la finalità semantica del comunicare oscuri la fondamentale origine di quel linguaggio nel cervello; ed ancora, che la comunicazione interumana possa essere ridotta unicamente al linguaggio del cervello (9).
Vanno concepiti due livelli di discorso atti a descrivere il medesimo fenomeno fisiologico e psicologico; uno è costituito dal linguaggio del cervello, l’altro da quello della mente. La psichiatria dinamica e la psicologia parlano prevalentemente il linguaggio dei significati, la psichiatria biologica e la neurologia parlano il linguaggio dei segni e sintomi. I significati risiedono nel dominio della mente, i segni ed i sintomi in quello del cervello. Segni, sintomi e significati sono legati ma esprimono realtà umane diverse.
La psicologia e le neuroscienze possono parlare unicamente il linguaggio della mente e del cervello, la neurologia può parlare prevalentemente il linguaggio del cervello, la psichiatria clinica è costretta, per essere tale, a parlare il linguaggio della mente e il linguaggio del cervello (e del corpo).
È pura utopia che la psichiatria clinica (e la psicopatologia) possa parlare o il linguaggio della mente o il linguaggio del cervello (corpo).
Nella nostra intenzione queste riflessioni hanno la finalità di rappresentare la traccia lungo la quale si costruirà il simposio; nello stesso tempo di fornire un attributo di significato ai vari interventi solo nell’apparenza fenomenica indicativi della frammentarietà e della discontinuità.
Bibliografia
Ellemberger, H.F.: La scoperta dell’inconscio. Storia della psichiatria psicodinamica. Tr.it. Bollati Boringhieri, Torino 1976
Charcot, JM (a cura di A. Civita):Lezioni alla Salpetrière. Guerrini e Associati, Milano 198
Nemiah, J.C.: Foundation of Psychopathology. Oxford University Press,N.Y.,1961
ibidem
Kandel, E.R.: Psychotherapy and the single synapse: the impact of psychiatric thought on neurobiologic research. N.Engl.J.Med., 301,1028-1037,1979
Reiser, M.F.: Are psychiatric educators “losing the mind”? Am.J.Psychiatry,145,148-153,1988
Kandel, E.R., ibidem, come riferimento(5)
Reiser,M.F.: Converging sectors of psychoanalisis and neurobiology: mutual challange and opportunity. J.Am.Psychoanal.Assoc.,33,11-34,1985
Kandel, E.R.: From metapsychology to molecular biology: exploration into the nature of anxiety. Am.J.Psychiatry,140,1277-1293,1983