Presentazione atti “Psicopatologia e modelli psicoterapeutici, la prospettiva relazionale”
- Marcello Nardini
- Marcello Nardini
- Ottobre 9, 1993
Marcello Nardini
Siena, 8-9 ottobre 1993
Witchig ed. Milano 1994
La mente ama ciò che è sconosciuto.
Ama le immagini il cui significato è sconosciuto,
poiché il significato della mente stessa è sconosciuto.
La mente non comprende la propria raison d’etre,
e senza comprendere questo
(o senza comprendere perché conosce ciò che conosce),
nemmeno i problemi che pone hanno raison d’etre.
Renè Magritte
Il presentare questo volume è occasione per rendere pubblica la nostra posizione nei confronti delle scienze psichiatriche e psicologiche.
Psichiatria e psicologia clinicamente orientata trovano senso specifico e ragione costitutiva nella necessità costante ed irrinunciabile di dover operare a ché un cambiamento della realtà proposta avvenga (dimensione terapeutica).
La dimensione terapeutica è da noi vista come quella attività tesa ad indurre un cambiamento verso equilibri e costituzioni che si identificano a partire dalla separazione dal passato. L’attività terapeutica nasce e si sviluppa all’interno del rapporto interumano ed a questo è funzionale.
Si concretizza nella ricerca creativa di un nuovo coerente con le dimensioni storiche ma con le stesse non identificabile. Deve essere in grado di poter operare un salto ed una discontinuità storica per poter essere realmente terapeutica.
Riteniamo che psichiatri, psicologici clinici e psicoterapeuti debbano riconoscersi all’interno dello stesso epistema seppur diversi nelle loro specificità di cultura (sapere), di formazione (saper fare) e di persone inserite nella loro storia e biografia (essere).
Potere e sapere riconoscere queste diversità e differenze è essenziale per non sterilizzare le potenzialità creative del nuovo (fare terapia essendo terapeutici).
L’epistema comune è l’epistema del mentale; la dimensione del mentale non potrà mai essere resa obbiettiva ed obbiettivabile – e come tale conoscibile – attraverso meccanismi di reificazione e materializzazione. Il mentale si costituisce a partire dal biologico organico e non, ma non vi si identifica. Il mentale si costituisce all’interno delle relazioni e delle interazioni. La categoria del mentale non è ipotizzabile al di fuori ed al di là delle interazioni umane e materiali; non è riconducibile ad un unico spazio e tempo, all’hic et nunc.
Essere psichiatri, psicologi e psicoterapeuti significa aver, o aver la possibilità di …. superato (andare oltre la…) le dicotomie: mente o cervello e psiche o soma.
Psichiatria, psicologia e psicoterapia descrivono entità conoscitive diverse ma non contrapposte. Occorre rifiutare l’epistema conoscitivo dissettivo del modello dicotomico. L’imperativo del modello dicotomico è quello di dividere (dissezionare) per descrivere le differenze. Stiamo proponendo un epistema che permetta di percepire le differenze non negando ma riconoscendo le similitudini. Per fare questo occorre poter percepirne i nessi congiuntivi. Alla pratica della dissezione va sostituita quella della separazione.
Ne deriva una constatazione di cui ognuno di noi sarà costretto a prendere consapevolezza: non esiste nessuna pratica psichiatrica che non sia contemporaneamente anche psicoterapeutica e viceversa.
In un periodo in cui si tende alla ricerca di una integrazione fra pratiche diverse e diversificate sul piano delle regole, della metodologia e dei modelli di conoscenza, all’interno di paradigmi teorici centrati sulla complessità, multifattorialità e multidimensionalità, il richiamare ad un rigore metodologico e ad una pratica di ricerca non empirica od empiristica ci sembra importante ed irrinunciabile.
Ho cercato una risposta ad una domanda: perché questo congresso si è collocato in Siena?
Non volevo che la scelta di Siena potesse apparire o motivata da opzioni turistiche (la bellezza arcaica e suggestiva delle sue mura, della sua struttura urbanistica e delle sue colline) o come frutto di una pura operazione accademica.
La scelta di Siena e della sua Università si iscrive in una storia recente della psichiatria universitaria a Siena, in un contesto culturale che si è andato costituendo ed organizzando, in una serie di rapporti attivati nel tentativo di riuscire a costruirsi una identità.
Il Congresso non è estraneo a Siena; a Siena esiste già un nucleo di identità coerente con la sua storia, con il convegno ed i suoi contenuti. La costruzione del contesto attuale, che è anche cornice per l’incontro scientifico, è avvenuta attraverso la creazione di occasioni di incontro e di presenza. Intendo riferirmi ad alcuni dei convegni nati e/o organizzati a Siena: La Psicoanalisi come modalità di ricerca in Psichiatria (1986), Psicopatologia e Teorie della Conoscenza (1987), I fattori Terapeutici delle Psicoterapie (1988), Nosografia e Transnosografia (1991).
Il congresso Psicopatologia e modelli psicoterapeutici: la prospettiva relazionale è frutto dell’ultimo di questi rapporti trasformato in presenza storica con la pubblicazione degli Atti: quello con Gianmarco Manfrida e Rodolfo de Bernart.
Oltre al comune interesse nella ricerca e nella formazione ci ha uniti in questa occasione l’intenzionalità a ritrovarsi nello specifico della psichiatria, del disturbo e della sofferenza mentale rappresentato da psicopatologia e diagnosi.
Questo ci ha imposto una separazione dalle nostre origini teoriche (od ideologiche e/o di scuola) per iniziare un percorso alla ricerca di una teoria della prassi funzionale al raggiungimento dell’obbiettivo comune di psichiatri e psicoterapeuti: operare per il cambiamento.
Mi voglio augurare che il lettore possa trovare all’interno del volume spunti di ricerca e progresso conoscitivo. In attesa, ho voluto fornire alcune coordinate atte a definirne e determinarne limiti e confini.
Marcello Nardini
Professore di Psichiatria
Università degli Studi di Siena