Prevenzione delle ricadute nel disturbo di panico: il ruolo della Mindfulness

Un alto tasso di persone che ha sofferto di disturbo di panico può sperimentare intense manifestazioni ansiose e ricadere dopo un periodo di remissione dalla sintomatologia. Nella fase di prevenzione delle ricadute, nel corso di un trattamento psicoterapico, occorre aiutare la persona a consolidare quanto ha imparato nel corso della terapia e predisporre strategie utili per affrontare eventuali difficoltà emergenti.

Le pratiche di Mindfulness vengono considerate, all’interno di trattamenti strutturati, una componente terapeutica fondamentale (Baer, 2012): la ratio alla base dell’utilizzo delle stesse nel disturbo di panico è legata alla possibilità che la persona possa acquisire, tramite la pratica continua, una maggiore consapevolezza dei propri vissuti interni e riesca ad adottare un modo nuovo di relazionarsi alle sensazioni fisiologiche sperimentate, ai propri pensieri e alle proprie emozioni. La Mindfulness, che nasce da antiche tradizioni buddiste, è stata estrapolata dal background culturale e religioso originario per essere ampiamente inclusa in forme di trattamento laiche nell’attuale contesto occidentale con numerose popolazioni, cliniche e non, e in diversi contesti (Bulli & Melli, 2010; Montano, 2007). Essa viene definita come “Porre attenzione in un modo particolare: intenzionalmente, al momento presente e in modo non giudicante” (Kabat-Zinn, 1994, pag. 4) ed è un invito a diventare più consapevoli del nostro corpo, della nostra mente, del nostro cuore e della nostra vita, prestando attenzione in modi nuovi e amorevoli a quello che sperimentiamo, con la possibilità di scoprire dimensioni importanti della nostra esistenza che potremmo non aver notato o che, per qualche ragione, abbiamo ignorato fino ad ora (Kabat-Zinn, 2013).


Il programma Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR)

Il programma Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR), precedentemente definito Stress Reduction and Relaxation Program (SR&RP, Kabat-Zinn, 1982, 1990) è stato ideato da Jon Kabat-Zinn, professore di medicina americano che per anni ha studiato e praticato la meditazione Mindfulness. Egli presentò l’MBSR per la prima volta nel 1979, mind-the-gap-PKNPEUP.jpgpresso la facoltà di medicina dell’Università del Massachusetts, con l’obiettivo di offrire un programma di gruppo a pazienti, che presentavano un’ampia gamma di disturbi legati allo stress e al dolore cronico, inviati dai loro medici curanti quando le terapie mediche cui erano stati sottoposti avevano fallito o non avevano avuto esito positivo (Baer, 2012). L’MBSR prevede un formato di gruppo, viene condotto da uno o due istruttori adeguatamente formati e con esperienza consolidata nel campo della meditazione di consapevolezza, ha una durata di otto incontri (due mesi) a cadenza settimanale di circa due ore e trenta ciascuno, inclusa una giornata intensiva di pratica riservata alla meditazione e al silenzio (Bulli & Melli, 2010; Montano, 2007). Il programma MBSR si basa sulla pratica intensiva di diversi tipi di meditazione Mindfulness e prevede, inoltre, insegnamenti sulla natura dello stress e suggerimenti su come applicare la Mindfulness nell’affrontare difficoltà quotidiane, discussioni in gruppo e condivisione dell’esperienza di pratica. Sono previsti esercizi da eseguire in classe e a casa con l’obiettivo di incoraggiare la consapevolezza nella vita di tutti i giorni, sia con la meditazione formale (il body scan o scansione del corpo consapevole, l’hatha yoga o yoga consapevole, la sitting meditation o meditazione seduta e la walking meditation o meditazione camminata), sia con quella informale (portare la pratica della consapevolezza nelle attività svolte ogni giorno come mangiare una mela) (Bulli & Melli, 2010; Montano, 2007). Ciò che viene richiesto ai partecipanti nel corso del programma è di assumere un atteggiamento di apertura, accettazione, disponibilità, gentilezza, compassione e genuino interesse nei confronti di tutte le esperienze rilevate, senza badare se queste sono gradevoli o spiacevoli, cercando di non giudicarle, pretendere di cambiarle o di porvi fine (Baer, 2012). Grazie alla meditazione di consapevolezza, la persona impara ad osservare ciò che accade dentro e fuori di sé, senza necessariamente etichettarlo come sgradevole, problematico, catastrofico, minaccioso per la salute o la vita, semplicemente accogliendolo per ciò che è, per come appare nel momento presente (Kabat-Zinn, 2013). In questo modo, la stessa avrà anche la possibilità di stare a contatto con i sintomi da cui è maggiormente spaventata e di comprendere che l’attivazione fisiologica naturalmente legata all’ansia ha natura transitoria, e che ciò che procura più sofferenza è il tentativo di allontanarsi a tutti i costi da essa. Con l’esercizio costante, la persona sviluppa la capacità di distanziarsi dai pensieri catastrofici connessi alle sensazioni fisiche o a potenziali eventi negativi del futuro in modo da non reagire ad essi automaticamente mettendo in atto tentativi di fuga o comportamenti di evitamento, diminuendo così i livelli di ansia e di stress e la reattività emotiva (Kabat-Zinn, 2013). Anche se la persona riesce ad assaporare soltanto brevi momenti di benessere, rilassamento e chiarezza, potrebbe notare, sia durante la pratica formale che negli altri momenti, che non sperimenta sempre ansia. Osservando ciò, ha l’opportunità di constatare il variare d’intensità dell’ansia e come essa va e viene esattamente come qualsiasi altro evento. Potrà, inoltre, scoprire che essa non permane e che è, invece, uno stato mentale temporaneo, proprio come la noia o la felicità (Kabat-Zinn, 2013). Diversi studi hanno evidenziato quanto il programma MBSR possa avere un impatto positivo sull’ansia (Hofmann et al., 2010) e rivelarsi di grande efficacia nel disturbo di panico, portando ad una diminuzione della frequenza degli attacchi di panico e delle condotte di evitamento (Levitt&Karekla, 2005; Grossman et al., 2004; Miller, Fletcher &Kabat-Zinn, 1995). Le evidenze scientifiche hanno, inoltre, documentato che il programma MBSR porta ad una riduzione dello stress e ad un miglioramento del benessere emotivo (Shapiro et al, 1998; Williams et al., 2001). La pratica meditativa può rappresentare, pertanto, un laboratorio adeguato per lavorare con l’ansia e il panico. Più la persona pratica, più si sentirà a suo agio, e quanto più si sentirà a suo agio, più sarà vicino alla percezione che non si identifica con la sua ansia e le sue paure e che esse non governano la sua vita (Kabat-Zinn, 2013).


Al fine di avvicinarvi al mondo della Mindfulness, concludo condividendo uno stralcio clinico relativo ad un esercizio sul respiro proposto ad Aurora, una paziente che ho seguito in terapia per disturbo di panico.

T: “Aurora, ti chiedo di poggiare i piedi a terra e sederti in modo che la schiena sia dritta ma non rigida. Assicurati che la testa sia allineata con il collo e la schiena, metti le braccia in una posizione comoda. Questa postura ti aiuta a stare sveglia e focalizzata. Nota ora che puoi sentire i tuoi piedi sul pavimento, i vestiti sulla tua pelle, la piega delle tue ginocchia o dei tuoi gomiti. Quando sei pronta, chiudi gentilmente gli occhi. Prenditi un paio di minuti per porre attenzione a tutti i suoni che senti: il suono della mia voce, il canto degli uccelli all’esterno, il rumore di fondo del riscaldamento. Ora sposta gentilmente la tua attenzione dal suono: portala alla punta del tuo naso e comincia a notare la sensazione dell’aria che si muove dentro e fuori le tue narici…poni attenzione al tuo respiro. L’aria che entra attraverso le tue narici è leggermente più fresca di quella che esce dalle tue narici…permetti a te stessa di seguire il tuo respiro, prestando attenzione all’aria che passa dentro e fuori…puoi anche notare che il tuo petto si solleva e si abbassa. Sii consapevole dell’espansione e della contrazione. Se vieni distratta dai tuoi pensieri, prenditi un momento per notare dove hanno condotto la tua mente e quindi, senza giudizio, lasciali andare e riporta la tua attenzione al respiro. Ora prendi i prossimi minuti per focalizzarti completamente sul respiro: rilascia l’attenzione dal tuo respiro e portala nuovamente al tuo udito. Prenditi un minuto per essere consapevole dei suoni che noti nella stanza. Ora, rilascia l’attenzione dai suoni, focalizzala gentilmente sul tuo corpo e su come si sente seduto sulla sedia. Nota la posizione dei tuoi piedi…e delle braccia…e della testa. Raffigurati come sembra la stanza, io che siedo qui davanti a te, le sedie e i colori, e quando sei pronta, apri delicatamente gli occhi”.

di ANNALISA BARONE   Psicologa, psicoterapeuta

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